CARPI – Il 27 gennaio si è tenuta a Carpi, nel modenese, presso la sede della Fondazione Fossoli la cerimonia di donazione dei documenti di Carlo Prina, inviato al Campo di Fossoli il 9 giugno 1944 e una delle prime vittime della strage del poligono di tiro di Cibeno in cui persero la vita trucidati dalle SS naziste 67 internati del Campo.
La donazione rientra nella campagna “Salva una storia” lanciata dalla Fondazione perché, come si legge in un comunicato, “i documenti di interesse storico sulle vicende legate al Secondo conflitto mondiale e alla deportazione siano donate agli archivi per essere adeguatamente conservate, analizzate e messe a disposizione degli studiosi di tutto il mondo”.
Alla cerimonia che si è tenuta dinnanzi a una platea di giornalisti è intervenuto Pierluigi Castagnetti, Presidente della Fondazione Fossoli che, riprendendo le parole del Presidente del Senato Ignazio La Russa che aveva dichiarato che l’Italia e il regime fascista hanno da farsi perdonare “la promulgazione di quelle leggi odiose che furono le leggi razziali”, ha detto che “ci sono cose che non si possono perdonare”.
Marzia Luppi, direttore della Fondazione Fossoli, in riferimento alle lettere e alle fotografie donate, ha parlato di una donazione che “non restituisce parole, ma volti” e che quindi è un gesto che va contro la “volontà di annientare” che avevano i nazisti. La Luppi ha quindi illustrato il ricco calendario di eventi che ha messo in piedi la Fondazione in occasione del Giorno della Memoria.
Alla cerimonia erano presenti anche figure istituzionali come l’Assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna Mauro Felicori che ha sottolineato come la Fondazione Fossoli sia un esempio per l’Italia e come la “rivoluzione digitale” sia una grande opportunità per fruire documenti storici.
Sempre in veste istituzionale il Sindaco di Carpi Alberto Bellelli che ha parlato della strage dei 67 martiri e di come con quella strage si sia voluto “cancellare persone che volevano resistere al regime” e di come le testimonianze donate siano una “vendetta pacifica” in grado di dimostrare la mancata cancellazione delle vittime.
Dario Venegoni, Presidente di ANED (Associazione Nazionale ex Deportati) ha riflettuto sul fatto che “se i giovani storcono il naso quando si parla di resistenza è per via di come la resistenza viene raccontata”.
Laura Ambrosini, erede di Carlo Prina, in riferimento alla donazione ha parlato di “una decisione presa a cuor leggero” in quanto lettere e fotografie sarebbero state “in buone mani”. “La donazione è un desiderio di mia madre – dice Laura Ambrosini – queste lettere possono servire ai giovani”.
Francesco Natale