Non la molestia ma il ricorso obbligatorio di belle ragazze: il problema

Il caso della “giornalista” molestata ha sollevato polemiche ma è il caso di interrogarsi sul perché lì vi fosse una non giornalista, di bella presenza, invece di un/una giornalista

Il Fatto: l’aggressione di Greta Beccaglia, assolutamente riprovevole e fuori luogo. Su questo in molti concordano.

 Eppure non basta. Bisognerebbe domandarsi quale sia il contesto in cui tali situazioni si verificano. Questa occasione potrebbe essere un buon punto per creare una vera riflessione. Infatti nei programmi sportivi (e non solo), le belle ragazze abbondano, e tal volta date le scarse performance da conduttrici sportive, potremmo osare dire che forse sono troppe in scelte editoriali discutibili di giornalismo sportivo.

Partiamo dal concreto: ad esempio Greta Beccaglia, pare in realtà non sia una giornalista. Sul web si legge che Greta ha 27 anni, laureata presso l’Accademia di Moda sino ad approdare a Toscana Tv, dove lavora nella trasmissione calcistica A tutto Gol. Ebbene pare sia una aspirante giornalista.

Eppure tra i tanti giornalisti sportivi preparati e qualificati, uomini o donne, c’era lei. L’importante è che il tifoso abbia anche una bella donna da guardare.

Se una palpata, un’affermazione costituisce una molestia, è altrettanto vero che la massiva ricorrenza a donne di bella presenza per programmi sportivi viene dallo stesso terreno, maschilista, voglioso di una bella donna per attirare il pubblico.

Da condannare è sia la molestia che il ricorso alla bellezza per soddisfare bisogni non inerenti al programma ma alla cultura deviata maggioritaria.

Marino Ceci

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