C’era una volta un ragazzino che sognava di diventare un giorno un grande attore. Roma ,città d’arte, di cultura, di teatro ebbe il privilegio di accoglierne i natali. Si chiamava Luigi ma per tutti era semplicemente Gigi. Gigi crebbe, diventò un ragazzo affamato di arte, di vita. Il suo sogno si avverò. Sapeva parlare al cuore di tutti e tutti gli volevano bene. Gli anni passavano lieti, sereni finché si ammalò. Nonostante i giorni grigi lui sorrideva regalando un messaggio di speranza a chi lo amava. Ma non sopravvisse. Ed il cielo d’un tratto quel giorno si tinse di nero. Era come se un enorme faro sul palcoscenico si spegnesse. Era come se due enormi mani nere e crudeli strappassero al mondo un padre, un fratello. Un uomo speciale da descrivere con tre colori: il rosso della passione con cui incantava con la sua arte e la sua eleganza il suo pubblico, il bianco perché la sua anima era di una purezza e di un bagliore che illuminava chiunque gli stesse accanto, il verde che rappresenta la speranza. Gesù e gli angeli avevano bisogno di qualcuno che li facesse sorridere. Appena arrivato Lassù mille angeli vestiti a festa lo accolsero con grande calore. Gli porsero doni di accoglienza e lui con quel suo fare divertita disse:”Ahó,ma che state a fa?”. Piace pensare che, metaforicamente parlando lui sia un bellissimo palloncino colorato con un filo che lo sorreggeva. Quel palloncino ha attraversato il cielo celeste e bellissimo della cittá da lui amata profondamente che, con dolore e amore veniva a porgergli un sentito, commosso omaggio. Il filo rappresenta la sua anima bella, delicata, gentile.
Maria Rosaria Cutellé