Gigetta Morano, la prima attrice comica di sempre

la Morano, andando contro il volere della famiglia, a 17 anni decide di fare teatro

Franca Valeri, Bice Valori, Anna Mazzamauro, Luciana Littizzetto, Virginia Raffaele, Angela Finocchiaro, Caterina Guzzanti: citiamo solo alcune delle più popolari attrici comiche italiane. Ma chi è stata la prima in assoluto? Chi è stata la donna che ha anticipato tutte, nel vestire ruoli “da far ridere”? La prima comica italiana è stata Luigia Morano, in arte Gigetta, nata a Verona nel 1887 e morta a Torino nel 1986, alla bellezza di 99 anni. Suo padre era veterinario militare, di quelli sempre in giro per lavoro, così Luigia, ancora ragazzina, segue la famiglia a Torino, dove il genitore era stato trasferito. Tra i 16 e i 17 anni ha la certezza di voler fare l’attrice: il padre si oppone fermamente, ma lei, dopo una breve riflessione, decide di seguire il proprio istinto. “Mi sono presentata ad una Compagnia torinese che allora proponeva “Cyrano di Bergerac”; la mia prima parte fu quella della suora che, nell’ultimo atto, porta la poltrona al protagonista”, confidò in un intervista del 1980. “Sono consapevole di aver dato un grande dispiacere alla mia famiglia, loro erano totalmente contrari a verdemi su un palco a recitare, ma io non potevo mortificare il mio sogno”, disse, già anziana, senza tradire pentimento. Ma come è nata la vena comica di Gigetta? “Dopo due anni col Cyrano, c’è stata una pausa, in quel fragente conobbi Luigi Maggi, regista, mi disse che alla barriera di Nizza, a Torino, avevano allestito un teatro improvvisato, qui ho conosciuto l’attore Marcelo Fernardez Perez, uno spagnolo dal nome d’arte di Robinet, legato alla casa cinematografica Ambrosio. Mi proposero di girare dei brevi film con lui ed io accettai. Diventammo una coppia sul set anche nella vita”. Inizialmente recita in una ventina di pellicole, ancora col “muto”, poi arriverà a toccare le 100 opere. Come comica, tra il 1909 e il 1917, è protagonista di tanti ruoli davanti alla cinepresa, facendo la “spalla” ad attori già affermati. Con Robinet l’amore però svanisce: “lui mi ha tradita con un’altra, ho affrontato la mia rivale e lei mi ha dato un ceffone; così io l’ho presa a botte dopo averla fatta cadere con uno sgambetto. Io e Robinet ci siamo poi lasciati e non ho più fatto parti con lui”, fu il racconto della Morano nei primi anni ottanta. 

Nel 1916 recita in una pellicola diventata un simbolo del cinema muto umoristico, “La meridiana del convento”, con il comico Eleuterio Rodolfi, diventato poi regista e produttore. 

Tanti ruoli di Gigietta sono stati dinamici, con scene che sforavano l’approccio spericolato: “però non ho mai avuto controfigure -teneva a sottolienare- in una scena il personaggio che interpretavo doveva buttarsi giù da una torre, cosa che ho fatto per davvero, con una rete che doveva attutire il colpo, ma qualcosa non funzionò e per alcuni giorni avevo talmente male alle gambe che non riuscivo a stare in piedi”. 

Poi recita parti non solo comiche, ma anche drammatiche, come ne “I promessi sposi” e “Il fiacre n. 13”. La Morano rimane legata alla casa cinematografica “Ambrosio” per diversi anni fino a quando ques’ultima chiude, è il 1921. Lei si ritira dalle scene. 

Decide poi di tornare con altre pellicole, ma amava troppo il cinema muto, e non riscì ad apprezzare appieno il cinema che conosciamo oggi. Ciò non le impedirà di essere protagonista di due film straordinari, di Fellini, ovvero “I Vitelloni” e “Otto e mezzo”, oltre che ad un episodio de “I tassisti”, tutti lavori degli anni sessanta.  

La Morano fu elogiata anche dalla critica, malgrado la figura della donna, allora, non fosse ben vista: nel film “Santarellina” del 1912, ne viene sottolienta la capacità  di tenere il pubblico per circa un’ora facendolo divertire con mezzi semplici. Un’ora di pellicola in quegli anni era un periodo lungo. Fu un’ interprete scaltra, dalla grazia birichina e dalla verve indiavolata.

Morì nel 1986, a 99 anni, in una casa di riposo torinese, riservata alle persone del mondo dell’arte. 

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