GALIMBERTI FA IL TUTTO ESAURITO PARLANDO DI ECOLOGIA E CRITICANDO IL SOVRANISMO

CARPI (MODENA) – Il colpo d’occhio di Piazza Martiri a Carpi, nel modenese, domenica 17 era incredibile. Quella che è una delle piazze più grandi d’Italia è stata riempita da Umberto Galimberti che ha tenuto una lectio magistralis nell’ambito del Festivalfilosofia 2023.

Galimberti parla di parole in una conferenza dal titolo “Senza parole”. “La parola speranza va eliminata perché passiva”, dice il professore emerito di Filosofia della storia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Questa frase basterebbe per riassumere il discorso che Galimberti propone sul giorno d’oggi. Viviamo in un’epoca che Galimberti definisce “età della tecnica”, un’epoca che secondo il professore sostanzialmente non ha in sé nulla di buono.

Secondo Galimberti nell’”età della tecnica” l’immigrato visto come uomo non è interessante, a differenza dello stesso immigrato visto come mezzo di profitto.

Il noto collaboratore di Repubblica cita anche termini che spesso sentiamo nell’ambito politico come, ad esempio, “populismo”, che “si fonda sull’ignoranza”, ma anche “migrazioni” che Galimberti non vede come un’emergenza, ma come “la storia eterna dell’umano”. Sempre rimanendo nella sfera politica parla del concetto di patria (“La patria della terra viene molto prima della patria nativa. Bisogna costruire un’etica cosmopolita”) e della “logica dello stato” (“La logica dello stato dice ‘prima gli italiani’, non va bene” e ancora “Alla ragion di stato dobbiamo sostituire la ragion dell’umanità”).

Insomma, Galimberti propone una diversa visione del mondo, più cosmopolita e meno sovranista. Sostanzialmente il contrario della visione che la maggioranza degli italiani ha (basta guardare i risultati delle ultime elezioni politiche).

Il filosofo, però, ha una visione da adottare per superare la tanto da lui criticata “età della tecnica”: “Dobbiamo pensare ad un modo diverso di stare al mondo, che io ho chiamato l’etica del viandante”. “Il viandante – spiega Galimberti – a differenza del viaggiatore non ha scopi. Lui cammina per fare esperienza”.

Nel suo discorso il professore parla molto anche di ecologismo: “Non basta dire ‘bisogna porre limite alla tecnica’, ma passare a un paradigma biocentrico”. “Durante il lockdown a Venezia non c’erano pantegane, ma delfini”. Il nemico dell’ecologismo? Per Galimberti è il sovranismo che è “contro la terra”.

Ora, due considerazioni.

La prima: Galimberti, a differenza del suo solito ha parlato poco di scuola. Solo qualche accenno qua e là sull’ignoranza generale e una battuta sulla filosofia nelle scuole (“Togliamo la filosofia dalla scuola così la gente diventa più stupida”). Questo ci ha sorpresi.

La seconda: Al Festivalfilosofia si parla molto di politica e, per carità, questo non è affatto un male, ma forse, prendendo in considerazione il caso di questa lectio, sarebbe stato opportuno, visto il tema trattato dell’ecologia declinato per l’appunto anche sotto un’ottica politica, invitare anche una figura proveniente da una scuola di pensiero differente come, ad esempio, Francesco Giubilei che di sinistra non è, ma che ha trattato con cura il tema della natura declinandolo sotto un’ottica politica, ma della sponda opposta rispetto a quella di Galimberti come dimostra il suo libro edito nel 2020 da Giubilei Regnani “Conservare la natura. Perché l’ambiente è un tema caro alla destra e ai conservatori”. Sarebbe stato bello non solo per un’ottica democratica, ma anche per offrire al foltissimo pubblico del Festival un altro punto di vista.

Francesco Natale

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