Lo chiamano il Cimitero dei protestanti, degli artisti, degli atei, delle persone celebri acattoliche. È il monumento cimiteriale di Ostiense, forse il più suggestivo della capitale. Si trova dietro la Piramide Cestia (Sepolcro di Cèstio Epulóne Caio, risalente al I secolo a.C.).
Questo è uno dei tanti luoghi fuori dagli itinerari ufficiali del turismo capitolino, eppure è di un interesse straordinario, sia per le persone sepolte sia per le sculture che ne rappresentano la grandezza.
Può capitare durante la visita di trovare una lettera poggiata sul sepolcro dell’uomo o donna cui è desinata. Poche righe scritte, ispirate, che probabilmente l’anonimo autore avrebbe voluto dire personalmente tanto tempo fa quando magari poteva ricevere una risposta che ora avrebbe tenuto come una reliquia.
È un Cimitero autogestito perché non ha finanziamenti pubblici. Si affida a volontari di tutte le nazionalità, alle libere offerte e alle quote di manutenzione versate dai concessionari.
L’età di questo monumento ha superato il trecentesimo anniversario e ogni anno che passa raccoglie le attenzioni di migliaia di persone, tant’è che il numero delle visite guidate è in continuo aumento.
La prima sepoltura sembra risalire all’anno 1716 ed è quella di William Artur alle dipendenze di re Giorgio I che lo nominò botanico per occuparsi del Royal Physic Garden di Holyrood a Edimburgo. Varie traversie lo portarono, all’età di trentasei anni, a Roma dove, riportano le cronache, morì di dissenteria per aver mangiato dei fichi. Non essendo cattolico venne seppellito in un luogo in cui, all’epoca, era usanza tumulare le persone di altre confessioni religiose, ossia in un terreno adiacente la Piramide.
Verso il 1930 il Cimitero venne delimitato grazie alla costruzione dell’attuale muro, ma già alla fine delle guerre napoleoniche i diplomatici stranieri si erano adoperati per la recinzione della parte vecchia.
Oggi i visitatori che entrano dal cancello principale hanno alla loro sinistra la “Parte Antica”, davanti e sulla destra innumerevoli tombe e cappelle relativamente più recenti.
Il genius loci (lo spirito del luogo) che avvolge il silenzio delle cappelle, delle singole tombe, delle lapidi e sculture marmoree di grande pregio, all’ombra dei cipressi e dei pini, tra i profumi di rose e camelie, infonde sensazioni di pace e serenità che il visitatore percepisce attraversando i viottoli dove riposano le spoglie di circa quattrocento persone.
Sono poeti, scultori, pittori, politici, scienziati, scrittori, attori, nati in differenti Paesi con le loro fedi e filosofie religiose i quali, in vita, avevano espresso la volontà di essere qui sepolti. Lo si evince anche dalle scritte in varie lingue scolpite nei loro monumenti.
Tra i tantissimi celebri nomi, le cui tombe sono oggetto di continui pellegrinaggi, ricordiamo quello di John Keats, Hendrik Andersen, Andrea Camilleri, Bruno Pontecorvo, Gregory Corso, Antonio Gramsci, Carlo Emilio Gadda, August von Goethe, Dario Bellezza, Percy Bysshe Shelley, Emilio Servadio, Belinda Lee, Thomas Jefferson Page, Arnoldo Foà.
Bruno Cimino