FIRENZE DALL’ALTO PIAZZALE MICHELANGELO

Piazzale Michelangelo è forse il posto più conosciuto per vedere la meraviglia di un tramonto a Firenze, specialmente per chi ama scorci panoramici al calar del sole, il cielo toscano qui assume colori e luci che regalano alla città un’atmosfera magica.

Un panorama che abbraccia tutta Firenze, da Forte Belvedere alla Basilica di Santa Croce, passando per i lungarni e i ponti, incluso Ponte Vecchio.

Questa città, che ho imparato a conoscere con il tempo, quando la osservo dall‘alto, mi piace immaginarla nel suo complesso come un organismo vivo, magari una donna compostamente adagiata in una conca, superba, consapevole di essere la fautrice della “rinascita” della nuova percezione dell’uomo, finalmente artefice del proprio destino. Patria indiscussa dell’Arte, di cui si vanta a giusta ragione.

Da questo balcone privilegiato sulla città, la vista spazia sull’oltrarno e sull’intero centro storico, ma viene inevitabilmente sempre attratta dalla maestosità della «grande macchina», l’imponente mole della Cupola del Duomo, (ci si deve sempre rammentare che questo è solo uno dei punti di osservazione della città). Dall’alto purtroppo non si coglie lo spazio vero dell’architettura, quello nel quale si penetra e si vive, pensato intenzionalmente in vista di un risultato prospettico ideato dal Brunelleschi in poi.

Negli anni del Rinascimento, irruenti cambiamenti a livello artistico-culturale e letterario, caratterizzarono una profonda trasformazione della mentalità medioevale coinvolgendo anche l’organizzazione della vita pubblica e della città. Dalla confusa pianta medioevale, costituita da vicoli stretti e da abitazioni vicine senza un apparente ordine razionale, si passa alla teorizzazione, progettazione e costruzione di città definite “ideali”, per la rigorosa ricerca dell’ordine e della regolarità nelle forme.

Brunelleschi introduce nella pratica edilizia, a Firenze per la prima volta, una mentalità scientifica rigorosa quanto priva di qualsiasi compiacimento teorico. A lui si attribuisce la prospettiva lineare centrica.

Per questo artificialmente Brunelleschi crea l’unico punto di vista dal quale è possibile ammirare la sua «grande cupola». Via dei Servi, da piazza Santissima Annunziata in avanti, diventa così un suggestivo cannocchiale prospettico che dalla piazza inquadra, tra due fitte schiere di case, l’imponente mole della Cupola del Duomo, facendola apparire ancora più gigantesca e incombente. La stessa, pur superando ampiamente in altezza tutte le altre costruzioni, non viene percepita nella sua interezza da nessun altro punto della città.

Le idee innovative di Brunelleschi, come l’invenzione del metodo prospettico, e la conseguente misurazione razionale e proporzionale dello spazio architettonico, serviranno in seguito a Leon Battista Alberti per elaborare i suoi trattati. È grazie a Brunelleschi e ad altri esponenti della cultura architettonica dei primi del XV secolo che Firenze diventa la “città del Rinascimento”, idealizzata dagli Umanisti.

Marisa Paola Fontana

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