Qualche spunto di riflessione in un tempo sospeso caratterizzato dall’assenza di occasioni sociali
Strana Festa della Donna, questa dell’8 marzo 2020, almeno in Italia, ma non solo, a ben vedere!
Nell’epoca del Climate change, quando il ciclo delle stagioni sembra dare i numeri e le mimose sono già sfiorite alla fine di febbraio, stride tutta la sua straniante incongruenza l’avvicinarsi della celebrazione internazionale con l’assenza di questo giallo fastigio botanico che, nel nostro Paese è assurto a simbolo della giornata nonché apprezzato omaggio floreale.
In più, la scomoda presenza dell’oramai noto Covid-19, con tutto il corollario di effetti scatenati a livello sociale, contribuirà sicuramente ad una generale ridefinizione e sospensione delle manifestazioni e delle iniziative social e di intrattenimento che, di solito, si concentrano attorno a questa data.
Al di là delle comprensibili restrizioni imposte dalla necessità di contenimento del contagio nelle “zone rosse”, infatti, i recenti provvedimenti adottati a livello nazionale sconsigliano gli assembramenti e raccomandano, al contrario, di adottare comportamenti prudenziali che vanno dal mantenere una distanza di sicurezza fra le persone, all’astenersi da baci, abbracci e strette di mano, sino a limitare, per quanto possibile, gli spostamenti da casa.
In un contesto caratterizzato, se non da panico ingiustificato, ma almeno da prudenziale timore, è giocoforza che questo 8 marzo, in Italia, avrà un po’ il sapore agrodolce dell’occasione mancata.
Ma è proprio così?
In effetti, a pensarci bene, a venire meno, forse saranno più quegli aspetti ludici e commerciali nei quali s’è di fatto diluita la Festa della Donna sino a divenire incidentale quella necessità di dedicare un giorno di riflessione internazionale dedicato alle donne e che sta alla base dell’istituzione del World Women’s Day.
E allora, complice anche la forzata pausa imposta dagli eventi, conviene riflettere insieme sul significato di questa celebrazione recuperandone l’essenza, per trasformare il quotidiano e cominciare a raccontare una storia diversa per il prossimo futuro.
Innanzi tutto, ricordiamo che la prima celebrazione dedicata alle donne si è tenuta negli Stati Uniti a partire dal 1909 (23 febbraio) per approdare in Europa (ma non in tutti i Paesi), appena due anni dopo; in Italia, ad esempio, si celebrò per la prima volta nel 1922!
Tuttavia, le diverse iniziative erano ancora troppo locali e politicamente caratterizzate e per diversi anni ogni Paese adottò una propria data confacente al vissuto e alla sensibilità nazionale.
Bisognerà attendere gli anni ‘70 quando l’ONU definisce il 1975 “Anno Internazionale delle Donne”; cui segue l’anno dopo la proclamazione del “Decennio delle Nazioni Unite per le donne: equità, sviluppo e pace” (anni 1976 – 1985), prima di arrivare al 16 dicembre del ‘76 quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propose a tutti i Paesi aderenti di dedicare un giorno all’anno quale “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale”.
Solo a quel punto, la data dell’8 marzo (che già era stata adottata da diversi Paesi), divenne ufficiale per la Giornata Internazionale della Donna.
Quest’anno il tema del World Women’s Day è: “I am Generation Equality: Realizing Rights of Women’s” (NdR.: Io sono uguaglianza di generazione: realizzare i diritti delle donne); un tema, ci ricorda l’ONU che “è in linea con la nuova campagna multigenerazionale delle Nazioni Unite, Generation Equality, che segna il 25 ° anniversario della Dichiarazione e della piattaforma d’azione di Pechino, la tabella di marcia più progressiva per l’emancipazione di donne e ragazze, ovunque”.
L’uguaglianza di genere e i diritti umani di tutte le donne e le ragazze del mondo è quindi il punto nodale della riflessione che guida, quest’anno, la Festa della Donna; una riflessione che muove dall’osservazione del fatto che: “Oggi, nessun Paese può affermare di aver raggiunto l’uguaglianza di genere… Gli ostacoli multipli rimangono invariati nella legge e nella cultura. Le donne e le ragazze continuano a essere sottovalutate; lavorano di più e guadagnano di meno e hanno meno scelte; e sperimentare molteplici forme di violenza a casa e negli spazi pubblici. Inoltre, esiste una significativa minaccia al rollback dei guadagni femministi conquistati duramente”.
Malgrado un cambiamento generale dal punto di vista sociale e i progressi culturali raggiunti è indubbio che un vero cambiamento verso la parità è ancora molto lento in alcune parti del mondo.
Un mondo che, se ci appare profondamente connesso e interdipendente dal punto di vista del mercato, dell’economia, della finanza e della salute, non può continuare a far emergere subdoli gap nei luoghi di lavoro, così come in famiglia e nei vari aspetti della società.
Forse questa strana Festa della Donna 2020, meno mondana, meno commerciale, meno frivola e superficiale ci dà l’opportunità di leggere e informarci di più, condividendo, magari sui social (onde evitare troppi contatti personali) riflessioni e notizie per maturare insieme…
E non è detto che da questa strana alchimia che s’è venuta a creare tra Paesi diversi, città e persone accomunati da una emergenza collettiva non possa nascere qualche risposta per l’evoluzione della nostra società.
Buon 8 marzo!
Alberto Piastrellini