by Bruna Fiorentino
Un aneddoto di Albert Camus, molto significativo, recita così: “Non camminarmi né davanti né di dietro, ma camminiamo insieme”.
Nel corso dei secoli quando un popolo invadeva e sottometteva altre etnie imponeva anche la lingua. Così fu, per portare qualche esempio, con il latino dei Romani; nel 1539 Francesco I, re di Francia, impose il francese come lingua ufficiale dei decreti reali e degli atti parlamentari promulgando l’Ordonnance de Villers-Cotterêts.
Con la fine della Seconda guerra mondiale inarrestabile fu l’invasione dell’inglese in ogni parte del mondo per decretare l’egemonia politica ed economica decisa dalla classe dominante.
Tutto questo, sebbene sappiamo che ad oggi, per l’alto tasso demografico, le lingue più parlate sono il cinese mandarino (circa 929 milioni) e lo spagnolo (circa 475 milioni).
Le motivazioni nell’imporre una lingua hanno, purtroppo, radici che destabilizzano gli equilibri tra i vari popoli, ma alle classi dominanti questo non interessa.
Ebbene, ritornando a Camus, ci sarebbe un modo per essere tutti sullo stesso livello, per mantenere le proprie tradizioni e la propria cultura, capirci meglio e senza imposizioni. Lo comprese benissimo il medico polacco Ludwik Lejzer Zamenhof quando, verso la fine dell’‘800, ebbe l’idea, a nostro avviso geniale, di creare una “Lingua Internacia” uguale per tutti i popoli, ossia che facesse sentire tutti alla pari. Inventò l’Esperanto, facile da imparare, ottimo per comunicare, ricco di espressioni grazie al fatto che contiene parole appartenenti a tutte le lingue, in maggioranza a quelle neolatine.
L’Esperanto ha una grande semplicità fonetica, grammaticale e lessicale e, per questo, può essere imparata in un tempo molto inferiore a quello richiesto per qualsiasi altra.
Quale sarebbe il traguardo finale di questa lingua? Essere riconosciuta come lingua internazionale per il bene e la pace tra i popoli. Bisognerebbe iniziare a programmarla come materia obbligatoria nelle scuole e via via entrare nella comunicazione ufficiale tra le diplomazie delle nazioni.
Come tutti gli intenti la strada è difficile, ma nobile.
A Roma l’Esperanto si insegna all’Upter, l’università con sede in Via IV Novembre. I corsi iniziano il 25 ottobre prossimo e vi possono accedere persone di ogni età.