Edoardo Sanguineti e il rapporto con Dante

Nato a Genova il 9 dicembre 1930 e morto lì il 18 maggio 2010, Edoardo Sanguineti è stato un poeta, un romanziere, un drammaturgo, ma anche un saggista e uno studioso di grandissimi autori italiani come Dante, D’Annunzio, Pascoli o Montale. Oltre che curatore di antologie.

Fu anche uno degli storici membri del Gruppo 63, un movimento letterario neoavanguardista differente dalle avanguardie novecentesche costituitosi a Palermo nel 1963, da qui il nome, in seguito ad un convegno di giovani intellettuali.

In Intellettuale, scrittore e poeta italiano, Sanguineti è stato, tra i letterati moderni e contemporanei, forse colui più legato a Dante Alighieri. Un chiaro esempio è la raccolta di tre poemetti intitolata “Triperuno”, con l’ultimo dal titolo “Purgatorio de l’Inferno”. Pubblicata nel 1963, post Gruppo 63, i poemetti che formano la triade vengono chiamati “cantiche” dal poeta, a chiara imitazione della Divina Commedia.

Un lavoro che deriva anche dal suo lavoro di tesi, all’università di Genova, sui canti dedicati alle Malebolge, che poi diventano un saggio, “Interpretazione di Malebolge”.

Il rapporto tra Sanguineti e Dante, quindi, si è sempre intrecciato tra ispirazione poetica e lettura critica. Una lettura critica e analitica della Divina Commedia che è penetrata anche nella poesia di Sanguineti, arricchendola in maniera essenziale, visto che si notano influenze dantesche anche nel “Gatto Lupesco. Poesie 1982-2001”. Considerato che il primo poemetto del Triperuno è del 1953, è un rapporto che è durato tutta la vita di Sanguineti.

Una venta dantista che si scorge anche negli scritti teatrali di Sanguineti, leggendo Dante come un “Poeta Drammaturgo” le cui opere sarebbero anche propense alla rappresentazione teatrale.

Un rapporto che si dipana attraverso i secoli e poi i decenni e che hanno segnato la carriera di uno dei più influenti intellettuali italiani della seconda metà del XX secolo.

Domenico Attianese

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