Sono passati ormai cinque anni da quando ecoballe contenenti 65 tonnellate di plastica furono sversate nel mare che ospita il Santuario Internazionale dei cetacei. Una avaria alla nave cargo Ivy, salpata da Piombino e diretta in Bulgaria, costrinse il capitano a gettare nelle acque dell’isolotto di Cerboli davanti alla Toscana l’enorme quantitativo di plastica. La maggior parte delle ecoballe giace ancora sui fondali marini e rappresenta una minaccia costante per questa parte dell’area protetta internazionale (istituita nel 1999 grazie ad un accordo tra Italia, Francia e Principato di Monaco).
“Crediamo che non ci sia altro tempo da perdere“, il messaggio di Greenpeace che sta eseguendo dei monitoraggi per capire l’entità dell’impatto della plastica dispersa sui fondali e del rilascio di microplastiche sulle acque del Santuario dei cetacei e del Golfo di Follonica. “Il Santuario dei Cetacei merita di essere realmente tutelato, non può essere ridotto a una discarica sottomarina di plastica dove si può impunemente inquinare“, ha dichiarato Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento dell’associazione ambientalista.
Anche il WWF a febbraio aveva denunciato il rischio di disastro ambientale. “Da cinque anni stanno inquinando le acque in profondità al largo dell’Isola d’Elba: stiamo parlando delle almeno 45 ecoballe di materiale plastico che ancora sono sui fondali. Al netto di quelle recuperate o riaffiorate, ne mancano all’appello un numero tra 45 e 48. Bisogna fare presto“, aveva denunciato il WWF.
A.C.