Earl Manigault, il GOAT del Basket

GOAT nello slang sportivo è un acronimo che significa “il più grande di tutti tempi” (Greatest Of All Time). Se chiedete a un appassionato di basket chi sia il GOAT di questo sport farà il nome di qualche stella della NBA del lontano passato o di quello più recente. Ma per Kareem Abdul-Jabbar, uno dei più grandi della pallacanestro mondiale, il più grande che abbia mai affrontato è stato un giocatore che non ha mai giocato nell’NBA: Earl Manigault.

Manigault era considerato un fenomeno del playground, il basket di strada da dove nascono i grandi di questo sport, soprattutto afroamericani. Nato il 7 settembre 1944, morì 25 anni fa, il 15 maggio 1998 a neanche 53 anni. Di famiglia poverissima tanto da venire abbandonato alla nascita, fu adottato dalla famiglia Manigault che lo fece crescere ad Harlem, la patria del basket di strada. Divenne un fenomeno della squadra del liceo locale dove, nonostante i soli 186 cm di altezza, compiva salti e acrobazie incredibili. Venne però espulso dalla scuola per uno spinello perdendo la finale del campionato interscolastico dove il suo liceo viene sconfitto da quello capitanato proprio da Abdul-Jabbar. 

Fu la droga a distruggere la carriera del ragazzo, sia per la dipendenza che lo fiaccò nel fisico che per lo spaccio che lo portò ad essere arrestato più volte. Proprio la galera gli fa capire che era il momento di cominciare una nuova vita. Dopo aver perso il treno buono per diventare un giocatore professionista (nel 1971 fallì un provino con Utah per giocare nella ABA, la Lega pro ai tempi rivale della NBA), decise di disintossicarsi e tornò ad Harlem. Qui restaurò un playground e lo gestì per togliere i ragazzi dal giro della droga creando anche il torneo “The Goat Tournament Walk Away From Drugs”.

25 anni fa morì per problemi cardiaci legati al passato da eroinomane: qualche giorno dopo la città di New York gli intitolò il playground che aveva fatto rinascere. Alla sua vita sono ispirati diversi libri e anche un film: “Più in alto di tutti (Rebound)” di Eriq La Salle del 1996.

Daniele Capello

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