Un diamante – si usa dire – è per sempre. Vale per i gioielli regalati, ma non solo. Da alcuni anni l’usanza di trasformare in diamanti le ceneri di una persona cara scomparsa si sta diffondendo anche in Italia. Attraverso un procedimento chimico effettuato in laboratorio il carbonio contenuto nelle ceneri del defunto diventa una pietra preziosa. Si tratta di una sepoltura “alternativa”, che supera le barriere della tradizione, permettendo a chi resta di tenere sempre vicino a sé il caro estinto.
A questo proposito abbiamo incontrato Cristina Sponza, referente per l’Italia della multinazionale Algordanza, la società svizzera che realizza dal 2004 i diamanti dalle ceneri di cremazione.
E’ davvero possibile trasformare i nostri defunti in pietre preziose?
Detto così può sembrare bizzarro, però se pensiamo da che cosa sono costituiti i diamanti in natura, ovvero carbonio, elemento chimico fondamentale sia delle cellule animali che vegetali, non dovremmo stupirci più di tanto. Noi non facciamo altro che estrarre in laboratorio il carbonio dalle ceneri di cremazione e attraverso alte temperature trasformarlo in diamanti. Un po’ replicando quello che la natura fa da milioni di anni, solo che noi lo realizziamo in pochi mesi.
Come avviene tecnicamente il procedimento?
Anzitutto le ceneri di cremazione, appena arrivano nei nostri laboratori in Svizzera, vengono protocollate e analizzate. Poi si procede con acidi e basi all’estrazione del carbonio, che deve essere il più possibile puro. Tutto quello che non è carbonio viene distrutto e fatto evaporare, continuando il processo di riduzione del corpo già iniziato con la cremazione. Il carbonio viene messo in una grande pressa (che produce un diamante alla volta) e sottoposto a temperature che si aggirano intorno ai 1500 gradi e a pressioni dell’ordine di 60.000 atmosfere. A queste condizioni gli atomi di carbonio si legano tra di loro, disponendosi secondo il reticolo tipico del diamante. Quando apriamo la pressa, quello che troviamo è un diamante grezzo, come quelli delle miniere. A questo punto può essere consegnato direttamente ai familiari (qualcuno lo richiede proprio grezzo perché rappresenta meglio l’imperfezione dell’essere umano) oppure può essere tagliato secondo i tagli classici (il più diffuso è quello tondo a brillante). I diamanti ottenuti in base alla quantità di boro, un altro elemento chimico presente nel nostro corpo, possono assumere varie sfumature di blu, dal trasparente all’azzurro, al blu intenso.
Dal punto di vista psicologico cosa significa per chi ha perso un proprio caro portare con sé, sotto forma di diamante, la persona amata? Possiamo ricondurlo ad una sorta di rielaborazione del lutto?
Si tratta di una tumulazione “alternativa” che permette a chi “rimane” di tenere accanto a sé il proprio caro incastonandolo in un ciondolo o in una catenina. Anche se noi consigliamo sempre il diamante in una scatolina perché è sepoltura e non gioiello. Ma è il cliente che sceglie. È una forma di conforto, ma anche di condivisione del lutto. Inoltre, dato che sempre più spesso i cimiteri sono collocati nelle periferie delle città, luoghi poco ospitali e pericolosi, il diamante diventa una sepoltura più sicura, e forse anche più piacevole nel modo di ricordare una persona.
Dal punto di vista ambientale, potrebbe rappresentare anche un procedimento che limita la cementificazione delle nostre città, regalando più spazio al verde…
Non c’è dubbio. I cimiteri oggi devono rispettare norme particolari: contenimento dei liquidi, dei gas, uso intenso di calcestruzzo armato, uso del suolo. Mentre quelli di un tempo venivano costruiti dentro le mura cittadine e spesso venivano riutilizzati perché il processo di decomposizione in terra è molto più veloce, oggi secondo le concessioni attuali il corpo non si degrada facilmente e quindi lo spazio è necessario per tanto tempo. Ed ecco il consumo del suolo, dei materiali, i costi e l’importante impatto ambientale.
Sono in tanti a domandarsi se il diamante è davvero per sempre, paragonato all’amore e al ricordo di chi si ama. Peraltro, il costo del procedimento induce più ad un pensiero materialistico che affettivo…
Il costo dell’operazione varia dai 3.500 euro iva esclusa per un diamante di un quarto di carato ai 13 mila euro per un diamante di un carato, che richiede una lavorazione più lunga. Spese talvolta simili a quelle di una sepoltura tradizionale. Il costo è alto, ma deve essere commisurato al notevole processo tecnico industriale che c’è alle spalle. Inoltre, una volta realizzato, anche se un domani i bis o i tris nipoti decidessero di ri-venderlo, quello che ne ricaverebbero sarebbe inferiore al prezzo di vendita di un diamante naturale, dunque non si tratta nemmeno di speculazione economica. Ci tengo a precisare che la maggior parte delle volte è la stessa persona, quando è ancora in vita, a scegliere la trasformazione delle proprie ceneri in diamante, non solo come luogo della memoria per chi sopravvive, ma anche speranza di immortalità e qualcosa di bello che allevia il peso della scomparsa.
In Italia esiste ancora una certa ritrosia verso questa pratica, soprattutto per “questioni culturali”. Addirittura qualcuno ha parlato di vilipendio di cadavere appellandosi a leggi ben precise. Come rispondete in merito a questa accusa?
In Italia il vilipendio di cadavere è previsto dal Codice Penale, ma non è normato in dettaglio. Un tempo era normale imbalsamare i corpi. Oggi questa pratica verrebbe considerata lesiva e non in armonia con i nostri costumi. La società cambia. Forse è peggio trattare “male” i luoghi in cui sono sepolte le persone. Per intenderci, un cimitero pericoloso o poco curato è più vilipendio di cadavere della trasformazione di un diamante dalle ceneri.
Per concludere, in Italia quante persone hanno accettato finora di eseguire questa pratica?
Algordanza Italia è stata costituita a fine 2008 e ad oggi siamo su un regime di circa un cliente al mese. Non è tantissimo, ma considerando l’impostazione culturale del nostro Paese non è neanche poco. Siamo ancora troppo legati alle tradizioni: in molti non accettano nemmeno la cremazione. A livello mondiale, invece, ci attestiamo sui 1000 diamanti all’anno.
Eleonora Giovannni