Diacronia del ricamo ungherese: il Matyò tra i più famosi al mondo

By Laura Tenuta

I maestri delle corporazioni che ricamavano sulla pelle,  influenzati dagli affreschi degli artisti che decoravano le chiese,  possono essere considerati i pionieri dell’arte del ricamo ungherese. 

Una grande quantità di oggetti di ‘arte applicata’ ebbero come destinatari e committenti l’alto clero, i potenti, le famiglie notabili, e la loro collocazione in chiese, i palazzi pubblici o privati, i castelli; provenendo da un artigianato di alto livello tecnico e profondamente legato alle correnti dominanti del gusto, un artigianato collocato soprattutto nei centri urbani, a contatto con l’attività economica e culturale più vivace. 

Il problema dell’artigianato classico organizzato in corporazioni e mestieri, in Ungheria venne riproposto anche in tempi recenti con la nascita delle cooperative, a difesa dell’autenticità dell’oggetto e del segreto del mestiere, nel contempo, però, il decollo economico degli inizi del novecento condusse verso una produzione in serie di stampo industriale.  

Non potendo in questa sede esaurire l’argomento della produzione artigianale dei secoli precedenti, mi limito a fornire alcuni dati consoni limitandomi a punti salienti.  

Una curva spazio-temporale,  mostra che vi sono regioni dove l’arte del ricamo è sempre esistita,  vicine ad altre dove è scomparsa, limitata, o completamente assente, è un fenomeno  regionale :dove c’era la tradizione,  si è conservata fino allo scoppio della prima guerra mondiale.  

Come i maestri delle corporazioni che ricamavano la pelle, ogni ricamatrice aveva il suo stile e il suo personale modo di disporre i motivi.  Fu proprio quest’arte una delle ragioni per le quali la fama dei Matyó di Mezőkövesd (Ungheria settentrionale) raggiunse livelli senza eguali nella storia, soprattutto il loro abbigliamento dai ricchi ricami non passò inosservato.  

L’abbigliamento ha innanzi tutto un valore etnico, l’appartenenza ad un gruppo è sanzionata in primo luogo dalla foggia del vestito…, gli ultimi residui dell’appartenenza intima ad un gruppo sono presenti nel costume folclorico, ricordo del particolare modo di vestire degli abitanti di un territorio omogeneo. (A. Leroy-Gouran, Il gesto e la parola, Einaudi, Torino, 1977, vol.I, cit., p. 407).

L’abbigliamento popolare di Mezőkövesd ebbe la sua massima espressione dal periodo romantico fino agli anni ’30 del Novecento.  

Caratterizzato per la sua armonia e da una propria originalità nell’articolazione asimmetrica dei ricami sinuosi e continui concentrati in una policromia che ne risaltava la qualità puramente estetica, sicuramente influì sul successo riscosso tra la borghesia, la nobiltà sia locale che cittadina.   

Un dato importante che denuncia una moderna e all’avanguardia uguaglianza di genere è che, nonostante vi fsiano distinzioni per sesso, età, fasi della vita, status, il Il kötény (grembiule) surc, nell’accezione matyò, può essere considerato l’elemento di maggiore importanza, indossati sia dagli uomini che dalle donne differenti solo particolari, erano affini nelle loro  funzioni rituali o festivi.

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