DELL’AMORE E DI ALTRI DEMONI RISCOPRENDO IL CAPOLAVORO LETTERARIO DI GABRIEL GARCĺA MÁRQUEZ

Il nome del narratore colombiano Márquez, è solitamente associato a grandi romanzi non particolarmente amati: Cent’anni di solitudine, L’amore ai tempi del colera, Cronaca di una morte annunciata, ma c’è un’opera, perfettamente in bilico tra leggerezza e pesantezza narrativa, in grado di affascinare e sedurre qualsiasi tipologia di lettore.

Dell’amore e di altri demoni (1994), è forse il libro di Márquez meno conosciuto in Italia, nonostante la critica lo abbia definito, a ragion veduta, un’autentica opera d’arte: «Una favola d’amore funebre e struggente», orientata verso un potente realismo descrittivo e un’amara critica sociale.

Nel convento di Santa Clara, viene ritrovata un’antica tomba, dalla quale emerge una lunghissima chioma di capelli rossi: sono i resti della Marchesina Sierva María de Todos los Ángeles.

La scena, realmente vissuta dall’autore durante la sua carriera giornalistica (unitamente ad una leggenda raccontatagli dalla nonna), servì a Márquez come fonte di ispirazione per iniziare a scrivere il romanzo.

Ci troviamo nell’America Latina del Settecento. Sierva María, figlia di un Marchese strambo e annoiato e di una viziosa contrabbandiera, è lasciata alla sua esistenza.

Vive tra gli schiavi della grande proprietà, imparando i loro dialetti e le loro usanze; morsa da un cane rabbioso, la ragazzina viene, però, accusata di essere posseduta dal demonio (sullo sfondo, l’intolleranza religiosa del secolo e l’Inquisizione spagnola).

Il padre, consigliato dal vescovo e da un medico inetto, decide, quindi, di rinchiuderla in convento per esorcizzarla, dove viene quotidianamente sottoposta a terribili vessazioni e umiliazioni.

La salvezza della sua anima è affidata al giovane prete bibliotecario Cayetano Delaura, ma l’amore è spesso un sentimento contro natura, avvisa Márquez, in grado «di dannare due sconosciuti a una dipendenza meschina e insalubre, tanto più effimera quanto più intensa».

Il giovane prete resterà, dunque, profondamente colpito dalla visione della bellissima e misteriosa ragazza, che isolata dal mondo civile si comporta come una selvaggia, scontrandosi con una società cristiana macchiata da «ottusità e perbenismo».

Cayetano, segnato dall’indomabile sentimento nutrito nei confronti di Sierva María, sarà così costretto a fare i conti con il peggiore dei demoni interiori: l’amore.

 

Quando ebbe finito, Cayetano prese la mano di Sierva María e se la posò sul cuore. Lei vi sentì dentro il fragore della sua bufera.

«Sono sempre così» disse lui.

E senza lasciare tempo al panico si liberò della materia torbida che gli impediva di vivere.

Le confessò che non passava un istante senza pensare a lei, e che tutto quando mangiava e beveva aveva il sapore di lei, che la vita era lei a ogni ora e ovunque, come solo Dio aveva il diritto e il potere di esserlo, e che il godimento supremo del suo cuore sarebbe stato morire con lei.

«E adesso?»

«Adesso nulla» disse lui. «Mi basta che tu lo sappia».

 

Ambra Belloni

 

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