Dal convegno sulle migrazioni degli insegnanti un monito alla politica molisana, la regione sta scomparendo

Grande successo per il convegno di formazione organizzato a Campobasso che ha preso spunto dal volume “In cattedra con la valigia”.

Gli insegnanti tra stabilizzazione e mobilità. Rapporto sulle migrazioni interne in Italia” , in un contesto segnato dal decremento demografico che colpisce soprattutto il Sud e con punte drammatiche per il Molise. Ha introdotto i lavori Pino La Fratta, segretario della FLC CGIL Molise che ha tracciato un quadro sul reclutamento nella scuola che costringe i docenti a migrazioni continue e spesso ingiustificate, ha analizzato il piano di assunzioni della legge 107/15 e le sue numerose criticità, ha fatto proposte per trasformare gli organici docenti, ha chiesto un impegno comune per intervenire contro un dimensionamento scolastico che non tiene conto dei numeri, dell’edilizia scolastica, dei dati demografici e dell’offerta formativa  di qualità da garantire agli studenti molisani. Ha presentato l’iniziativa Sergio Sorella, presidente nazionale di Proteo Fare Sapere, il quale ricordando i dati sullo spopolamento del Molise, ha evidenziato la struttura del libro curato da Colucci e Gallo, che analizza in maniera scientifica e con approcci multidisciplinari, il fenomeno delle migrazioni degli insegnanti, rilevando che le politiche attuate sul reclutamento tendono ad alimentare il conflitto sociale che producono insofferenza anche esistenziale (alienazione). Un libro che rilancia il dibattito sulla scuola  e che mette in evidenza le contraddizioni esistenti. Roberto Impicciatore, giovane docente molisano presso Università di Bologna ha analizzato, con dati scientifici, la  “Mobilità geografica degli insegnanti e cambiamenti demografici”, proponendo le traiettorie che seguono i docenti tra Sud e Nord Italia nella speranza di passare di ruolo e le successive richieste di rientrare nelle proprie regioni di provenienza, con il sistema del trasferimento. In un contesto nazionale che vedrà meno di un milione di studenti (3-18 anni) nel giro di un decennio,  occorrerebbe rivedere il ruolo degli «insegnanti migranti»: verificare l’impatto della mobilità del personale docente sulla didattica e sui risultati educativi e di valorizzare la dimensione della mobilità all’interno dei nuovi contesti educativi, dove tra gli alunni è centrale la realtà dell’intercultura e delle migrazioni: non sono solo gli alunni a essere migranti.

 

 Stefano Venditti

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