Impugnare una penna non è mai stato tanto facile, nonostante debba essere considerata uno strumento d’arte, quando lo scopo non è la lista della spesa, bensì un’opera d’arte.
Ecco che in questo senso la penna si connota preziosa al pari di uno strumento musicale o di uno scalpello per la scultura. Purtroppo, se per suonare un pianoforte è necessario imparare la corretta impostazione delle dita, al contrario per scrivere è sufficiente una matita o una biro, per avventurarsi nel magico mondo delle parole. Certo comporre frasi è in apparenza più semplice che comporre musica, per tale ragione sempre più ampio risulta essere il teatrino degli scrittori e, ancor peggio, dei poeti, una categoria tanto in estinzione quanto crudelmente riesumata in maniera dilettantistica, grazie ad un’editoria distratta e ad un pubblico di lettori impreparato.
Troppi poeti dunque, molti dei quali privi di talento, incapaci e, il più delle volte, presuntuosi, amanti più di se stessi e di una propria immagine costruita, che della conoscenza. Muore in questo senso la critica al valore, la triste apertura di quei confini tra si e no, tra talento e improvvisazione. Tutto ha valore purché manifesti una propria volontà di espressione: sono questi i presupposti del caos e dell’essenza stessa dell’arte.
In tutto ciò, oltre alla patina virtualistica di un sistema di comunicazione sordo, in cui il termine nostalgia si scioglie con i suoi colori tenui e col suo sapore antico, sembra avere la meglio un comodo rifiuto del passato, del classicismo ormai obsoleto in nome di quella presunta letteratura moderna alla portata di tutti. Volendo apparire totalmente pessimisti potremmo dunque parlare dI morte del pensiero o dell’inizio di una involuzione umana legata all’esasperazione del tecnicismo. I fiori crescono ancora spontanei, però. E questo ci fa sperare che l’origine del mondo risenta ancora positivamente dell’azione del suo Architetto, che aveva generato tutto con Amore, attribuendo ai suoi figli – noi- un potenziale creativo infinitamente importante, insieme, ahimè, al libero arbitrio, secondo cui possiamo scegliere di impoverirci o di assecondare la vera natura del nostro intelletto, quella che assapora e non dimentica, quella che cura il patrimonio della cultura e della bellezza di un poema che soltanto ad un vero scrittore è dato scrivere.
Ai principianti non resta che tornare a leggere e, quando possibile, imparare.
Eleonora Giovannini