La crisi dei chip, che ormai va avanti da mesi, sta danneggiando numerose industrie. Quella degli smartphone, una delle più “consumistiche”, non se la passa bene: a causa della crisi, le vendite, nel secondo trimestre del 2021, sono state danneggiate.
I problemi sono nati a causa della pandemia di Covid, che ha bloccato le fabbriche di tutto il mondo, rallentando la produzione di semiconduttori che si stanno esaurendo a grande velocità.
Nonostante tra aprile e giugno 2021 siano stati venduti 316 milioni di smartphone a livello mondiale, e nonostante ci sia un aumento dell’11% rispetto al 2020, si è registrato un calo del 9% rispetto al primo trimestre del 2021. Solo la Apple ha venduto quasi 8 milioni di dispositivi nel secondo trimestre, mentre il mercato cinese è in calo, anche per i problemi di Huawei.
Anche se si vede la luce in fondo al tunnell della pandemia (posto che si inizino a dare i vaccini anche ai Paesi poveri), non è così semplice uscire dalla crisi dei semiconduttori, come ha dichiarato Pat Gelsinger, AD della Intel; si teme che la scarsità di produzione possa raggiungere addirittura il 2023.
La scarsità di Chip si è abbattuta anche su altre filiere produttive (la prima a farne le spese “pubblicamente” è stata quella delle console), ma il problema sussiste. E al contempo ci si pone anche una riflessione sul problema stesso: quanto stiamo producendo? È necessario?
Pochi mesi di chiusura e la crisi di queste industrie è enorme. Cosa potrebbe succedere in futuro, se non si cambiano i paradigmi di consumo e produzione?
Domenico Attianese