Coronavirus e ambiente: la natura chiede il conto

L’impatto dell’uomo sull’ecosistema crea un effetto boomerang

La diffusione del coronavirus nella società contemporanea, e in generale la rapida comparsa di epidemie, è strettamente legata all’impatto dell’uomo sull’ambiente. Innanzi tutto bisogna notare che l’inquinamento favorisce la trasmissione dei virus ad ampie distanze: l’alta presenza di particolato atmosferico fa da veicolo alle molecole virali permettendo una loro maggiore diffusione e permanenza nell’ambiente. Ma non sono solo le condizioni dell’aria a influenzare il fenomeno, bisogna chiamare senza dubbio in causa anche lo stravolgimento degli ecosistemi da parte dell’uomo. Molti animali perdono i propri habitat e sono così costretti a spostarsi in nuove zone poter sopravvivere, altri sono costretti ad una convivenza forzata con gli esseri umani a causa del sovrappopolamento che ci porta ad invadere quelle aree che prima appartenevano solo a loro. Questi fenomeni portano alla diffusione tra la popolazione di batteri e virus che per lungo tempo avevano interessato solo le specie selvatiche. A tutto questo si aggiunge il riscaldamento climatico: i ghiacci si sciolgono e vengono liberate molecole di pericolosi virus che per secoli sono rimaste intrappolate all’interno di essi. In un rapporto del 2007 dell’OMS viene chiaramente indicato che il rischio di epidemie cresce esponenzialmente nelle aree dove l’equilibrio degli ecosistemi viene alterato dall’uomo. A conferma di questo abbiamo le stesse dinamiche di diffusione di virus come SARS, MERS, Ebola e HIV. Lo stravolgimento degli ambienti porta i virus ad adattarsi per poter sopravvivere, iniziano così a mutare per aggredire i nuovi animali che hanno invaso gli ambienti vergini: gli uomini. Stiamo parlando del fenomeno definito “spillover”, che permette ai virus di fare il “salto” dagli animali selvatici all’uomo modificando la propria struttura. Una volta operato questo adattamento i virus hanno una popolazione di 7,7 miliardi di esemplari da aggredire, cosa che permette loro di diffondersi rapidamente in tutto il mondo, sia grazie al sovrappopolamento che ai rapidi mezzi di trasporto del mondo globalizzato. Gli esperiti sono concordi nel riconoscere che, sebbene le epidemie ci siano sempre state, tuttavia negli ultimi decenni hanno sviluppato una particolare virulenza a causa dell’impatto dell’uomo sull’ambiente. La natura chiede il conto, un argomento valido su cui riflettere.

Glenda Oddi

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