Continua a Roma il braccio di ferro tra i cittadini e la Guardia di Finanza

Non si placano le indignazioni per lo “scippo” dei parcheggi da parte della GdF in una zona di Roma, quella di Piazza Bologna. Ai vari articoli apparsi sui giornali e a qualche trasmissione radiofonica appositamente dedicata, si è arrivati a depositare un ricorso al Tar.
Gli interessati dicono che la protesta continuerà sino a quando non verrà ripristinato il diritto di usufruire dei parcheggi che la GdF ha sottratto in maniera subdola con la partecipazione delle istituzioni capitoline, nelle figure della Sindaca Virginia Raggi, la Prefetta Gerarda Pantaloni e Linda Meleo, all’epoca dei fatti, Assessore alla Mobilità cittadina. Il parere della Presidente del II Municipio Francesca Del Bello è stato ignorato quasi completamente.
Chi, in merito, non avesse avuto modo di leggere un articolo precedente sul nostro giornale riepiloghiamo la sintesi dell’antefatto.
Nel mese di marzo 2018 venne inoltrata dalla Caserma Piave, Comando Generale della Guardia di Finanza, a firma del Generale B. Alberto Reda, una richiesta di 30 stalli che sarebbero dovuti servire per le macchine private dei loro dipendenti. Tale richiesta venne respinta. Per aggirare l’ostacolo, la GdF, evidentemente stizzita dal diniego, rimodulò la domanda per “motivi di sicurezza”, caricandone il contenuto “per pericolo di attentati terroristici”.
Il divieto di sosta è stato affisso il 22 luglio 2019 a seguito della Determinazione Dirigenziale Prot. n. VC/2019/0027205 della Polizia Roma Capitale U.O. Gruppo Parioli ex Sapienza avente per oggetto “disciplina provvisoria di traffico in Via Moroni, Via Pisa e Piazza del Campidano”, con zona rimozione in base alla Determinazione Dirigenziale QG/663/2019 del Dipartimento Mobilità e Trasporti.
I residenti non hanno mai creduto alle motivazioni di cui sopra, tant’è che a tutt’oggi la vita scorre come sempre, ma con la quotidiana disperazione di trovare un posto per parcheggiare visto il divieto di sosta. E questo a danno anche di un ospedale per anziani, praticamente di fronte alla caserma, ai tanti uffici pubblici e privati, alle scuole e alle attività commerciali sparse lungo tutto il perimetro dichiarato off limits. I componenti del libero comitato, costituitosi appositamente per fronteggiare questa decisione istituzionale, sentendosi danneggiati in modo insopportabile, non si sono lasciati prendere dal panico ed essendo l’Italia uno Stato di diritto (almeno sperano) hanno dato vita ad una serie di democratiche iniziative. L’ultima, di una certa rilevanza, è stato un ricorso al Tar contro Roma Capitale, Ministero degli Interni, Prefettura di Roma – Ufficio Territoriale del Governo, Atac, e nei confronti del Ministero dell’Economia e delle Finanze, e Comando Generale della Guardia di Finanza.
Nel documento emerge una serie di indicazioni che non lascerebbero dubbi sull’esito della controversia. Oltre alle varie “Violazioni” cui è diretto il ricorso, viene sottolineato “l’Eccesso di potere per difetto di attività istruttoria e erroneità dei presupposti; l’Eccesso di potere per motivazione apodittica; l’Eccesso di potere per illogicità, irrazionalità, irragionevolezza e perplessità dell’agere amministrativo; l’Omessa ponderazione tra interesse pubblico e interesse privato; essere il Provvedimento abnorme rispetto alle esigenze di interesse pubblico e,non ultimo, loSviamento”. Altra rilevante esternazione collettiva sono i 22.722.392  milioni di euro stanziati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la riqualificazione di questa Caserma Piave, una cifra così enorme che potrebbe interessare un certo giornalismo investigativo. In Italia, diceva qualcuno, a pensare male si fa peccato, ma ogni tanto ci si azzecca.

Bruno Cimino

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