Quando siamo un po’ giù di morale capita a tutti di cercare un alimento che amiamo particolarmente. Si parla in questi casi di “comfort food” (cibo di conforto). Questi alimenti hanno infatti sulla nostra mente la capacità di recare serenità e un senso di consolazione.
Spesso, dietro all’individuazione di un comfort food c’è molto di più del semplice gusto personale in fatto di alimentazione, in genere, si trattano infatti di cibi che, in maniera diretta o indiretta, sono legati a ricordi piacevoli della nostra vita, soprattutto all’infanzia. Ognuno di noi ha dunque un proprio comfort food che dice molto sulle nostre esperienze e memorie, tutti però sono legati al fatto che vengono assunti non per un’esigenza fisica ma per una “fame” psicologica. Per pochi, i più fortunati, questi cibi sono sani ed a basso contenuto calorico, per la maggior parte delle persone, invece, tendono ad essere cibi ipercalorici, soprattutto dolci e in special modo cioccolato. Questo accade perché molti di questi alimenti hanno la capacità di favorire il rilascio di sostanze capaci di risollevare l’umore, come endorfine, dopamina e serotonina. In questa maniera l’azione sulla mente è doppia, da una parte in relazione alla facoltà di risvegliare bei ricordi e quindi emozioni positive e dall’altra di stimolare la produzione di sostanze che risollevano l’umore. Come ogni elemento in grado di agire sulla psiche, anche il comfort food può indurre dipendenza e far divenire l’impulso di ricorrere ad essi davvero irrefrenabile. In queste circostanze è fondamentale rivolgersi a degli specialisti.
Glenda Oddi