Come mettere a punto il Naming

Nel precedente articolo “Cos’è il Naming? Tanto corto, quanto complesso” illustravamo definizione e principali caratteristiche del Naming.

Prima di procedere a consigli pratici per crearne uno, ricapitoliamo brevemente di cosa si tratta. 

Il ‘naming’ è un’attività che serve a dare il nome ad un marchio, ma anche ad un prodotto / servizio, in modo tale da renderlo riconoscibile e associabile con i punti di forza dell’azienda. Creare un Brand Name è un’operazione complessa che richiede il giusto mix di creatività e strategia di marketing così da definire con una sola parola o frase, un insieme complesso come può essere quello dell’identità aziendale.

Dunque creare un Brand Name richiede un’attività strategica basata in buona parte sulla fantasia, abbinata a regole precise. Scegliere il nome giusto per il marchio, così come per un prodotto o servizio, è un momento chiave per il proprio commercio, per questo è importante capire come muoversi per avere successo.

Fare naming è una sfida che si prefigge- essenzialmente questi 3 obiettivi:

-identificare il marchio;

-richiamare l’attenzione del target;

-competere con il mercato di riferimento.

“È possibile costruire a tavolino il nome perfetto per il proprio marchio o prodotto?”

Seguendo alcune regole di marketing e mettendo in campo la fantasia, si può trovare un Brand Name con le giuste caratteristiche e che soddisfi questi requisiti:

-Potenzialità del marchio: il nome deve essere in linea con l’immagine del brand così da poter essere declinato nei vari scenari di comunicazione e promozione.

-Attrattività sul mercato: parla al tuo target con la sua lingua e offri quello che il tuo pubblico si aspetta. Il nome dovrebbe essere specchio dei punti di forza del prodotto e della mission aziendale.

-Visibilità e unicità: trova un nome che sia facile da cercare online e che non si confonda nella concorrenza.

E adesso, dopo aver capito quali sono gli obiettivi del naming e quali caratteristiche deve avere un Brand Name di successo, vediamo come fare nella pratica:

Semantica del nome: ovvero cosa vuole esprimere il nome del prodotto/azienda, quale è il suo significato? 

In taluni casi sarà sufficiente un nome descrittivo, ovvero che in una / due parole riassuma esattamente cosa è, o cosa fa il prodotto o l’azienda. 

Un nome associativo invece rimanda per associazione di idee alle funzioni del prodotto / servizio, per esempio “Office” di Microsoft che fornisce strumenti software per le mansioni di ufficio. 

Il neologismo è un nome di fantasia che non esiste nel dizionario, come per esempio “Kleenex” che suona simile a “clean” (pulire in inglese) ed è poi entrato nel linguaggio comune come sinonimo di fazzoletto di carta. 

Nomi arbitrari: sono i più pericolosi, ma anche quelli più ambiziosi, perché non descrivono in alcun modo il prodotto, ma possono suonare bene ed essere facilmente ricordabili. Il caso più eclatante è il nome “Apple” – l’azienda fondata da Jobs e Wozniak – in merito al quale girano molte leggende.

Ad un livello più sofisticato, troviamo le ricerche di mercato: azioni basilari in ogni buona strategia di branding. Capire quali sono le denominazioni dei principali competitori. Verifica di non violare nessun copyright e che il nome non sia troppo simile ad altri marchi già esistenti.

Creatività e sperimentazione: metti in campo la fantasia e sperimenta. Il nome di successo spesso è anche un mix di suoni ben associati: gioca coi sinonimi delle parole comuni; combina due parole per creare un neologismo; aggiungi un prefisso / suffisso per ingenerare curiosità etc.

Per fare qualche esempio di Brand Name di successo, possiamo citare: Amazon, Google, IKEA.

Amazon: preminenza e ‘portata’.

Jeff Bezos, fondatore del colosso mondiale dell’e-commerce, racconta che il nome è stato scelto per associazioni di idee. La lettera A permetteva di risultare in cima agli elenchi alfabetici, mentre il Rio della Amazzoni rimandava alla principale via di trasporto merci nell’immensa area amazzonica. Un’ottima premessa per quello che sarebbe diventato un colosso nel settore della vendita e spedizione di merci a livello planetario.

Google: errore matematico.

Larry Page e Sergej Brin volevano per il loro neonato motore di ricerca un nome che sintetizzasse l’aspirazione ‘folle’ di organizzare e rendere fruibili tutte le informazioni disponibili sul Web. Serviva un’iperbole che fu trovata nel termine “googol” coniato nel 1938 dal matematico Kasner per indicare il numero 1 seguito da 100 zero. Al momento della registrazione – non sapendo esattamente come si scriveva quella parola – la traslitterano secondo la pronuncia: nasce così il nome del prodotto “Google”, oggi marchio mondiale.

IKEA: acronimo eufonico.

Il capostipite dell’impero dei mobili componibili Ingvar Kamprad ha voluto ricordare nel nome della sua azienda le proprie iniziali IK, seguite da quelle del villaggio svedese dove è nato e cresciuto Elmtaryd and Agunnaryd. Il risultato è un nome corto, facilmente memorizzabile e dal suono ‘giusto’.

Al di là del nominare un prodotto, potrebbe essere un esercizio divertente che stimola la fantasia, pensare di dover dare un nuovo nome a dei prodotti che già esistono. Buona fantasia!

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