Un “unicum” della storia dell’arte a Castelseprio

In Nord Italia si conserva uno dei più rilevanti cicli pittorici di epoca medievale.

A Castelseprio, in provincia di Varese, in un luogo isolato nel verde, sorge una piccola struttura, la chiesa di S. Maria Foris Portas. Il nome è dovuto alla sua antica collocazioni fuori dalle mura urbiche dell’abitato altomediovale di Castelseprio, di cui ormai non restano che tracce archeologiche.
La pianta della struttura è caratterizzata da un corpo centrale quadrangolare e da tre ambienti semicircolari su tre dei suoi quattro lati, l’ultimo dei quali si raccorda ad un piccolo atrio su cui si apre un grande arcone d’accesso, frutto di un rimaneggiamento realizzato in epoca moderna.
La copertura dell’edificio è con tetto a due spioventi e l’esterno è caratterizzato da un’assoluta semplicità: una bianca superfice intonacata che lascia a tratti intravedere la muratura sottostante costituita in pietra locale. Unico elemento che movimenta la superfice sono dei contrafforti che sostengono l’esterno dei tre vani semicircolari.
In contrasto con l’aspetto esteriore l’interno è una profusione di immagini e colori dovuti ad un ampio ciclo pittorico con scene della vita di Cristo che riveste le sue pareti. L’eccezionalità della struttura è proprio dovuta a questi affreschi, riguardo i quali, esiste un forte imbarazzo degli esperti sulla natura e datazione. Se la struttura infatti, pur non potendosi ricondurre ad una datazione precisissima, è approssimativamente collocabile tra l’VIII e IX secolo, le pitture, per le loro caratteristiche stilistiche, non hanno ancora trovato una collocazione cronologica certa.
L’eccezionalità delle raffigurazioni è dovuta al fatto che presentano una pittura fortemente prospettica, caratterizzata da un vivace chiaroscuro che da solida volumetria ai corpi, da una libera composizione delle scene e una vivacità espressiva che sono propri di un periodo di molto anteriore a quello di edificazione della chiesetta. Lo stile artistico, infatti, ci riconduce, insieme alla tecnica compendiaria, di cui l’artista ha fatto ampio uso, alla pittura del pieno periodo romano, quando ancora l’arte non aveva perso il suo connubio con il naturalismo che l’aveva iniziata a caratterizzare dal periodo classico.
A Castelseprio, dunque, non c’è, in una sperduta e isolata chiesetta, solo il ciclo pittorico più ampio del periodo altomedievale che attualmente conosciamo, ma anche un eccezionale rompicapo per gli esperti d’arte che ha fatto designare la struttura come “unicum”. Un vero e proprio “miracolo naturalista” entro il panorama della simbolica arte altomedievale.
La struttura, insieme ai ruderi archeologici dell’abitato di Castelseprio, per la sua eccezionalità, è stata dichiarata nel 2011 patrimonio dell’UNESCO.

Glenda Oddi

Articoli simili

MALIKA AYANE FA VIBRARE ROMA IN CONCERTO IL 30 NOVEMBRE 2024

Ovunque io sia di Romana Petri

‘Brotti! E non ridere che sei come loro’