Il Cervo volante, indicatore ambientale dei nostri boschi

Il Cervo volante (Lucanus cervus), appartiene alla famiglia dei Lucanidi ed è il più grande coleottero europeo, in quanto i maschi possono raggiungere la lunghezza di nove centimetri, mentre le femmine arrivano fino a cinque. E’ un insetto saproxilico, ovvero un organismo che per almeno una parte del suo ciclo vitale è legato alla presenza di legno morto: infatti fa parte del gruppo dei degradatori fondamentali della materia organica, trasformando il legno di cui si ciba in nutrienti messi a disposizione degli altri organismi viventi. Un tempo decisamente diffuso in Europa, negli ultimi decenni ha subito una drastica riduzione a causa della distruzione degli habitat boschivi in cui vive e l’inquinamento: attualmente è considerato Prossimo alla minaccia (NT) dalla Lista Rossa della IUCN. È inoltre inserito nell’Allegato II della Direttiva Habitat e nella Convenzione di Berna tra le specie che necessitano di protezione. Essendo specie legata al legno morto, infatti, vive nei boschi più maturi e selvaggi, con presenza di vecchi alberi spesso morti e con presenza di ramaglie e detriti vegetali a terra: la pratica di “pulire” i boschi quindi porta alla scomparsa delle specie saprofile come il Cervo colante e numerose altre specie di invertebrati. La tutela riservata dalla direttiva Habitat prevede il monitoraggio obbligatorio delle specie inserite, in numero di due ogni sei anni, che si svolgono tramite la pratica del transetto. Questo metodo prevede di percorrere a piedi un tratto di strada predefinito, contando tutti gli individui incontrati; nel tempo si deve ripetere lo stesso tratto di strada per avere risultati confrontabili. Il Cervo volante è considerato un ottimo indicatore ambientale dello stato di salute degli habitat boschivi. Il maschio è facile da riconoscere per le mandibole fortemente sviluppate, che ricordano la forma delle corna di un cervo, da cui prende il nome. Queste “tenaglie” servono per i combattimenti tra maschi anche se sono più scenografiche che pericolose in quanto non possono pizzicare. Le femmine invece possiedono tenaglie più piccole e possono essere confuse con altre specie simili della stessa famiglia come il Dorcus parallelipipedus. La femmina usa le mandibole per incidere le basi dei vecchi ceppi e deporvi le uova. Le larve, più grandi degli adulti, si nutrono del legno marcescente e dopo circa 5 anni si impupa; la fase adulta vive invece pochi mesi.

Daniele Capello

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