Centro Pecci Prato

“Le arti ci aiutano a interpretare la realtà in cui viviamo” questo lo slogan che troviamo sul sito del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. Stiamo parlando della prima istituzione italiana progettata da zero con l’obiettivo di esaltare e diffondere tutte le forme artistiche: cinema, musica, architettura, design, moda e letteratura.

Dalla sua inaugurazione, il 25 giugno del 1988, ha ospitato innumerevoli esposizioni e mostre, organizzato eventi speciali e promosso iniziative didattiche per studenti e adulti, tenendo sempre conto delle nuove tendenze e correnti. La stessa passione di decenni, ma ogni volta differente e innovativa in base ai cambiamenti artistici: sempre aperto verso nuovi mondi artistici.

La struttura che dà vita al tutto è composta da due parti. La prima è stata realizzata dall’architetto Italo Gamberini negli anni Ottanta, mentre l’altra dall’olandese Maurice Nio nel 2016. Un edificio che prese come modello il Centre Georges Pompidou di Parigi e quindi molto innovativo per quegli anni. Stiamo parlando di un’ampia struttura, composta da varie sale espositive, archivio, ristorante, bistrot, teatro all’aperto, auditorium-cinema e una biblioteca con oltre 60.000 volumi specializzati sulle arti visive.

La collezione permanente include all’incirca mille opere, principalmente sculture, installazioni e ambienti, dipinti e opere video, realizzati a partire dagli anni Cinquanta del Novecento. Oltre alle opere acquisite in seguito alle mostre che ha ospitato, la altre provengono dalla Collezione Carlo Palli e dagli Amici del Centro Pecci e della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato.

Anche nell’ultimo periodo caratterizzato dalla pandemia che sta flagellando il globo, il Centro non si è fermato. Sin dalla chiusura dei musei e delle mostre, si è messo in moto specialmente sul web.

Dal martedì al giovedì, settimanalmente, partito dal 9 novembre, ha dato vita a “Pecci ON”, un modo per dimostrare che la vita del museo d’arte contemporanea non si è mai spenta completamente, nonostante la chiusura fisica delle sue porte. Un format che offre un ventaglio davvero ampio di proposte, per tutti i gusti e gli interessi.

Al suo interno troviamo EXTRA FLAGS, progetto partito sempre nel mese di novembre, che va in onda ogni lunedì e presenta una nuova bandiera d’artista che viene issata metaforicamente sul suo sito.

Attraverso i suoi social ha dato vita anche alla rassegna #PecciBooks, presentazioni di libri con gli autori stessi presenti che intervengono. Ultimo appuntamento in ordine cronologico la presentazione di “Economia sentimentale” di Edoardo Nesi, vincitore del premio Strega nel 2011.

In collaborazione con LabCom – Ricerca e azione per il benessere psicosociale ha dato via al format #KeyWords. Una serie di incontri in cui si avvicendano diversi ospiti che dialogano spaziando su differenti argomenti, partendo appunto da una parola chiave.

Il primo tema trattato è stato “Limite” con l’artista Cesare Pietroiusti e il filosofo Stefano Velotti, moderatore la direttrice del Centro Pecci, Cristina Perrella con la collaborazione della professoressa di psicologia di comunità all’Università di Firenza, Patrizia Meingolo.

All’inizio dell’incontro si è proiettato un estratto del video della One Year Performance 1980-1981 (Time Clock Piece) dell’artista taiwanese-americano Tehching Hsieh (Nan-Chou, Pingtung County, Taiwan, 1950).

La keyword del prossimo incontro sarà “Fiducia” e sarà come sempre aperta a tutti e trasmessa in live streaming su www.centropecci.it, martedì 22 dicembre.

In tutte queste occasioni, il museo è protagonista perché contenitore, non solo fisico, ma simbolico di tutta la comunità dialogante. Nonché ovviamente, anche organizzatore e stimolatore.

Detto questo, non bisogna pensare che le mostre ‘tradizionali’ vengano lasciate in secondo piano. Infatti sono molte e variegate anche quelle, seppure momentaneamente vivono a ‘singhiozzo’ in base agli sviluppi della pandemia e dei conseguenti provvedimenti del Governo.

Dall’8 settembre è ospitata la prima mostra personale dell’artista Jacopo Benassi, dal titolo “Vuoto”. Un lavoro fotografico che offre uno sguardo su oltre 25 anni di lavoro del fotografo. La mostra si concluderà il 10 gennaio 2021.

“Protext! – Quando il tessuto si fa manifesto” è invece un insieme di pratiche artistiche trasgressive di recenti generazioni di artisti, a cura di Camilla Mozzato e Marta Papini. Raccoglie striscioni, t-shirt, arazzi artigianali, quilting e stendardi, ogni strumento che sia stato usato per dar voce nel mondo a proteste spontanee. Si avrà modo di vederla fino al giorno di San Valentino del 2021.

Un video e una grande installazione ambientale danno invece vita alla mostra “Litosfera” che resterà fino al 7 febbraio prossimo. L’idea alla base è la suggestione di un viaggio al centro della Terra, un desiderio di rappresentare forze e materie che nel corso di ere geologiche hanno dato forma al pianeta su cui abitiamo.

Molte altre sono le mostre e le iniziative che sono in itinere, come per esempio la prima grande mostra di Simone Forti, originario di Prato; dal titolo “Senza Fretta”.

Altra in programma è la mostra “Domus Aurea” che propone un dialogo tra le opere di Francesco Vezzoli, i mobili del designer e artista Martino Gamper e le ceramiche realizzate da Gio Ponti tra il 1923 e il 1933 durante la sua collaborazione con la manifattura Richard-Ginori.

Nel complesso un modo per offrire la possibilità di seguire l’arte in tutte le sue forme, sia da casa sia quando si potrà di nuovo in presenza.

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