Casa Rosa, dove i ricordi rimangono per sempre

In una delle estreme periferie della capitale, in zona Portuense, c’è Casa Rosa, il cimitero più antico d’Italia, forse l’unico con licenza comunale, dove riposano le spoglie di tantissimi animali domestici che hanno rallegrato l’esistenza di chi ha avuto la fortuna di accoglierli.

Casa Rosa è un privato giardino di fiori e poesie incise su lapidi che raccontano cos’è la felicità e il dolore. Gli autori non sono celebri scrittori, ma semplici persone ispirate dall’amore incondizionato di chi a loro ha dedicato la propria vita.
Si estende su un’area di poco più di 1500 mq, ospita circa ottocento animali ed è gestito, da oltre cinquant’anni, dal signor Luigi Molon. Il padre Antonio curava gli alani di Benito Mussolini ed un giorno – ci racconta – il futuro Duce andò da lui con in braccio una gallina morta, compagna di giochi dei figli, chiedendogli di seppellirla nel suo terreno.
La notizia si sparse, così alcuni parenti, amici e, dopo qualche anno, buona parte di casa Savoia iniziarono a chiedergli lo stesso favore. Da lì l’idea di creare un cimitero per animali domestici.
Negli anni a venire altri personaggi hanno seppellito in questo cimitero i propri fedeli amici. Qui sono stati affidati alla madre terra i gatti persiani Piccolo e Lady di Anna Magnani, le spoglie del barboncino Trick di Sandro Pertini, il cane Michael di Brigitte Bardot, che aveva portato a Roma in occasione della lavorazione del film Il Disprezzo, e altri compagni a quattro zampe di Federico Fellini, Francesco Mulè, Peppino De Filippo eccetera.
Entrare in questo luogo della memoria imprime forti emozioni al visitatore che si  aggira tra gli stretti viottoli popolati da piccole tombe, alcune molto caratteristiche e recanti epitaffi di struggente poesia dedicati a cani, gatti, tartarughe, uccelli, conigli, papere e anche un leone di nome Greta.  
Il silenzio è disturbato solo da qualche corvo o gabbiano che volteggia nell’aria. I rumori della capitale sono lontani perché Casa Rosa è un luogo piuttosto appartato dal trambusto metropolitano. Questo concede la possibilità di soffermarsi e meditare tra le tombe, guardare le foto ed i ricordi lasciati dai parenti e poter immaginare di loro le lacrime ed i nodi alla gola per il dolore evidentemente mai cessato se, come dichiara Luigi Molon, le visite dei “familiari” sono frequenti e puntuali.
Una realtà, quella dei cimiteri per gli animali, che ancora non ha raggiunto l’importanza che meriterebbe, almeno quella auspicata dagli animalisti. – E questo a causa di molte limitazioni – ci fa presente il Signor Luigi – tra le quali le regole piuttosto restrittive dei comuni e delle Asl, inoltre ogni regione adotta un proprio regolamento. Sebbene qualcosa stia cambiando – conclude – per la legge italiana permane ancora il concetto che il corpo di un uomo morto si chiama cadavere, invece quello di un animale viene considerato una carcassa da smaltire e questa è una differenza che pesa -.


Recenti notizie indicano che, probabilmente, i cimiteri degli animali, quei pochi che abbiamo in Italia, sono destinati a diventare monumenti di interesse nazionale se non a scomparire del tutto, perché, come la Lombardia che ha approvato un’apposita legge, anche altre regioni potrebbero consentire che gli animali d’affezione, come cani e gatti, vengano tumulati nello stesso loculo del loro proprietario.
Al momento il governo Conte sembra non essere d’accordo e neanche la chiesa cattolica. Allora cambiamo il governo e rinnoviamo di nuovo umanesimo la religione.

Bruno Cimino

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