La plastica inquina, certo, ma una bella bistecca, succulenta e saporita, inquina molto di più e danneggia l’ambiente in misura maggiore. La carne inquina molto più della plastica, e uno dei metodi per limitare i danni che stiamo facendo al nostro habitat è quello di limitarne il suo consumo.
Può sembrare una verità assurda, ma studi che confermano questo sono in giro fin dagli anni Novanta, ma sono stati ignorati. Così come gli studi sul riscaldamento globale sono in giro dalla fine degli anni Sessanta, ma non mi pare che siano mai stati presi sul serio.
Il primo avvertimento sul livello di inquinamento prodotto dalla carne è del 1992 (ma arrivato in Italia solo 10 anni dopo, nel 2001) e proveniva dal libro “Beyond Beef”. Il libro di Jeremy Rifkin parlava e spiegava i vari disastri ambientali prodotti dallo sfruttamento di milioni di ettari di terreno destinati alla coltivazione di mangime animale per gli allevamenti intensivi. Ma da allora il consumo di carne è sempre aumentato.
Addirittura, secondo un articolo dell’Espresso di Alessandro Gilioli, pare che il 70% della produzione mondiale di cereali sia destinato a dar da mangiare agli animali destinati al macello. E il danno è anche ambientale a livello di CO2: per ogni chilo di manzo si producono 60 chili di CO2 che equivalgono a 20 litri di benzina consumati da un’automobile.
Il danno, poi, si estende anche a livello idrico, visto che gli allevamenti intensivi arrivano a consumare 1/3 delle risorse di acqua dolce mondiali. Una diminuzione della carne in favore delle verdure, oltre che a livello medico, sarebbe salutare anche a livello ambientale.
Domenico Attianese