Terapia genica e cancro

Da quando il medico inglese Frederick Griffith nel 1928 coniò l’espressione “Principio trasformante” quale primitiva definizione del materiale genetico cellulare, poi dimostratosi il DNA nel 1944 (grazie agli esperimenti di Avery e colleghi), la biologia molecolare ha fatto passi da gigante arrivando alla formulazione, intorno agli anni ’90, di un nuovo tipo di “terapia”, la Terapia Genica. Essa consiste nell’inserimento di DNA all’interno di cellule “difettose” al fine di curare diversi tipi di patologie, come le malattie genetiche o il cancro.

Le terapie per combattere il cancro sono ormai ben note, ma la terapia genica, ancora in fase sperimentale, non risulta essere tra le più conosciute, nonostante la ricerca in questo campo continui da oltre vent’anni. Il meccanismo su cui si cerca di fare leva per l’eliminazione delle cellule tumorali consiste nell’utilizzo di virus costruiti ad hoc in grado di riconoscere, infettare e uccidere solo le cellule malate.

Alla fine degli anni ’60, infatti, si capì che i virus avevano le caratteristiche giuste per funzionare da “vettori genetici”: ciò dipende dal fatto che essi, per natura, hanno sviluppato diversi meccanismi per riuscire ad entrare nelle cellule ed effettuare così il loro ciclo riproduttivo. Utilizzando quindi dei virus resi innocui dalla rimozione del loro materiale genetico, è possibile indirizzarli esclusivamente verso le cellule del tumore per provocarne la morte; non a caso si parla, appunto, di “virus oncolitici”.

Ad oggi la terapia genica dei tumori rappresenta il campo più studiato e in via di sviluppo, nonostante la sperimentazione richieda ancora molti step per arrivare alla definitiva approvazione di quella che potrebbe risultare, sicuramente, una potente alleata per la salute dell’essere umano.

Ambra Belloni

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