In natura restano solo 4000 tigri (e solo 8000 in cattività). Questo è il responso dell’ultimo report del Wwf, Tiger Traffic Europe, che ne lega la riduzione estrema all’attività dei bracconieri. Le Tigri verrebbero cacciate dai trafficanti per poter essere vendute illegalmente non solo come animali, ma anche come parti di prodotti a base di tigre, di cui c’è un enorme aumento della domanda.
Negli ultimi 20 anni, infatti, sarebbero state vendute pelli, denti e ossa di quasi 2400 tigri attraverso la rete di rifornimento di zoo e di circhi e del marasma burocratico che c’è dietro, riuscendo a nascondere il traffico illegale di questi felini.
Un commercio scellerato e rischioso a livello mondiale anche dal punto di vista sanitario, come puntualizza una nota del Wwf:
“Questo preoccupante fenomeno praticamente sconosciuto e in cui siamo coinvolti sia come Paese che come continente. L’aspetto è ancora più preoccupante considerata l’attuale pandemia: sappiamo infatti che il 60% delle nuove malattie zoonotiche emergenti è trasmesso all’uomo da animali e più del 70% di queste è riconducibile ad animali selvatici.”
Ovviamente, il traffico di tigri è solo l’apice di un commercio illegale di animali molto più vasto e articolato che colpisce decine e decine di specie di animali e non esclude nessun continente. Un commercio che procura alla criminalità, secondo l’Interpool, un guadagno di 280 miliardi di dollari l’anno.
In pratica, una specie su cinque di quelle presenti al mondo è vittima di commercio illegale, secondo l’ultimo dossier, con un aumento del 50% rispetto alle ultime stime. Un aumento vertiginoso di un mercato illegale che rifornisce di denaro la criminalità e che mette a rischio l’intero pianeta.
Domenico Attianese