Lunga ed incessante è la carriera di Tiziana Rivale, l’artista italiana, popolare anche all’estero, che ha iniziato a cantare a undici anni, vincendo diverse gare canore. A seguito dell’incontro con Elio Gigante, impresario di Mina e Gino Bramieri, si guadagna un contratto che la vede protagonista per tre stagioni consecutive, in un tour comico-musicale, con Gino Bramieri. Nel 1983 partecipa al Festival di San Remo vincendo il primo posto con la canzone Sarà quel che sarà.
Seguono numerose apparizioni televisive sia in Italia che all’estero, al Festival Yamaha di Tokyo, con la Filarmonica di Praga, in Russia, in Germania, in Svizzera, in Ungheria, in Spagna, in Turchia, in Romania, in Belgio, nel Canada, in Finlandia, in Grecia, in Australia e negli U.S.A.
Lavora con i più grandi personaggi dello spettacolo, come Paolo Limiti, Gabriele La Porta, Carlo Conti e molti altri, ma anche affiancando la propria immagine professionale al rispetto per l’ambiente, esercitando volontariato presso la Guardia Nazionale Ambientale (GNA) Ente di Utilità Sociale per la tutela di Territorio, Mare e Fauna.
Sensibile alla sofferenza degli altri, empatica nei riguardi delle donne che hanno subito violenza, è attiva da anni nel sociale, tanto da aprirsi alle richieste di sostegno, non soltanto da parte delle persone comuni, nei confronti delle quali Tiziana è sempre stata disponibile e premurosa, ma in funzione anche di centri antiviolenza che lavorano in difesa delle donne vittime di maltrattamento e violenze psicofisiche.
Non sopporto assistere al dolore senza agire in prima persona”, dichiara Tiziana, ma aggiunge:
” talvolta, spinta dal desiderio di aiutare il prossimo, mi sono fidata di persone sbagliate, esattamente 5 anni fa”. Tiziana Rivale, come è capitato ad altri personaggi conosciuti, è stata infatti adescata da un centro antiviolenza, la cui sede si trova a Roma, capitanata da una donna e da un uomo, i quali chiedevano il suo supporto per raccogliere fondi destinati alle vittime di violenza. Successivamente l’artista si è resa conto che non si trattava di un obiettivo così nobile, ma della classica strumentalizzazione del personaggio pubblico, atta a nutrire autoesaltazioni narcisistiche dagli intenti non troppo generosi, questo stando almeno alle numerose testimonianze delle troppe vittime, a loro volta usate con scopi di lucro. La presidentessa del fantomatico centro antiviolenza e il suo compare sono stati infatti denunciati (in alcuni casi anche condannati per il reato di diffamazione) da molte donne che erano state raggirate e che, dopo un primo momento di mal riposta fiducia, si erano ritrovate intrappolate in una rete di angoscia infinita. Personaggi di questo genere, di solito prive della necessaria preparazione, scovano le persone sul web, promettono loro un sostegno, ma nell’istante in cui le vittime si rendono conto che la raccolta fondi non viene destinata a loro, bensì al conto corrente del tesoriere dell’associazione, si allontanano. A seguito di questo allontanamento, scatta la persecuzione, che si avvale di minacce, diffamazione, ingiurie, risucchiando la vittima del momento in un vortice di sofferenza e di isolamento senza fine, attraverso abili distorsioni della verità.
Una professionista come Tiziana Rivale, certo può rappresentare un’esca ghiotta, uno specchietto per le allodole, ma è risaputo che mostrare bontà non significa essere sciocchi, per questa ragione Tiziana ha deciso di prendere le distanze, ma nel contempo di dichiarare, anche per mezzo della sua pagina Facebook, di non avere nulla a che fare con la disonestà e con la speculazione.
“Mettono ancora in mostra la mia faccia sulla loro pagina – continua Tiziana- ma se vi capita di vedermi in foto con due rappresentanti di un centro antiviolenza, sappiate che non è frutto di una mia iniziativa personale e che al contrario si tratta di un abuso che peraltro si configura anche come evidente violazione della privacy”.
Grazie alla coraggiosa testimonianza di Tiziana Rivale, è possibile dunque avvertire le vittime di violenza che bisogna essere accorti e scrupolosi, poiché un vero centro antiviolenza non va a pesca delle vittime su Facebook. Prima di precipitare nell’attrattiva lusinghiera, di fatto ingannevole, forse è meglio affidarsi a professionisti reali, verificando il regime di lavoro delle associazioni, che siano iscritte presso l’agenzia delle entrate, che abbiano un codice fiscale, una sede e un indirizzo e- mail. Soprattutto che siano specificati i nomi dei professionisti che ne fanno parte, come psicologi e avvocati.
Tiziana Rivale, nonostante questa triste vicenda, continuerà ad adoperarsi per le persone che soffrono e a donare loro conforto anche attraverso la sua intramontabile arte.
Eleonora Giovannini