Il più piccolo dei Borghi più Belli d’Italia: Ostana

Alla riscoperta dei suoi sentieri, delle sue barme, dei panorami mozzafiato e dei piatti tipici, in una cornice di armonia con la natura. Un modello che dovremmo tutti adottare nel nostro piccolo.

di Marino Ceci

Ostana è il più piccolo tra i Borghi più Belli d’Italia, un conglomerato di borgate connesse tra loro da vicoli poetici, in cui perdersi è un piacere, tra sentieri di trekking, scii ad alta quota e musei con un panorama mozzafiato.

La cura nel recupero delle antiche abitazioni in pietra e legno, con i tipici tetti in losa (lastra di pietra, usata solitamene in edilizia come tegola o per la pavimentazione), ha fatto diventare il paese sparso un exemplum di architettura alpina. È l’ideale per chi desidera abbandonare traffico e smog, autovetture e caos, per visitare un luogo nell’armonia dei sensi.

Inoltre, Ostana sembra racchiudere in sé un moto di cui dovremmo tutti riappropriarci, quello di fortificare il nostro passato, non abbandonarlo ma aprirlo al nuovo, senza cancellarne i suoi tratti distintivi.

Piccolo paese di borgate sparse, Ostana gode di una posizione soleggiata e panoramica sulle Alpi del Monviso, tra cui spicca il Re di Pietra, con la sua vetta che si staglia imperiosa contro l’azzurro. Con una popolazione di 89 abitanti, in Piemonte, in provincia di Cuneo, Ostana si dispiega davanti ai nostri occhi tra pennellate di nuvole e antiche casette restaurate, inserite in un progetto di recupero urbano di architettura “sparsa”, con piccoli centri abitati connessi tra loro, nella valle del Po, dove, il fiume Po appena nato, lambisce il suo territorio nella parte più bassa.

Il modo più semplice per conoscere questo angolo alpino di Occitania è fare il giro completo delle borgate: servono almeno quattro ore di cammino e in inverno occorre munirsi di racchette da neve.

È impossibile resistere al desiderio di passeggiare tra le sue borgate, conoscere da vicino questa realtà antropica in cui l’uomo non prevarica sulla natura, ma ne esalta la bellezza e la rispetta.

L’incontro con questo romantico paesino, può avere inizio dal capoluogo, La Villo (villa, in italiano) dove sorge anche il Municipio. Da qui ci s’immette sulla strada comunale che conduce alla borgata Champanho, immersatra aceri, frassini e alti muri in pietra a secco, colorata in estate dal rosa dei garofanini. Superate le poche case dei Marquét (Marchetti), la strada si inoltra in una cornice di faggi, mantenendo sempre la vista sull’imponente piramide del Monviso. Dopo Champanho, si incontrano due piccoli fiumi, ed una flora variopinta con maggiociondolo, betulle, larici, lamponi e mirtilli.

Si oltrepassano altri piccoli nuclei, finché si arriva alle due borgate di La Ruà (Bernardi) e Miribrart (Sant’Antonio).

Miribrart, sembra essere la borgata più suggestiva, con le sue case arroccate l’una sull’altra, animate dalla pastorizia. Qui il bianco del gregge si alterna alla grigia pietra degli antichi muri perimetrali, recuperati poco alla volta, grazie al progetto di recupero urbano che scalda questo paese, sullo sfondo del paesaggio di montagna disseminato di insediamenti stagionali in quota, chiamati le mèire.

I muri perimetrali delle case di Miribrart così recuperate, inseriti in un progetto di un albergo diffuso e un eco-museo dell’architettura alpina, conservano spesso la grossa pietra su cui è incisa la data di costruzione dell’edificio. Vi sono strutture dei primi dell’Ottocento, per quanto, l’insediamento sia di gran lunga più antico.

Proseguendo per tornare a La Villo, s’incontra San Bernardo, nella cui chiesetta è stato riportato alla luce un pregevole affresco medievale.

In alternativa, si può salire verso Samicoulàou (San Nicolao). Qui si possono osservare le sue balme, un tipo particolare di grotta antropizzata, presente in aree alpine e prealpine, un riparo in cui la roccia fa da tetto; nel passato, destinate al riparo per i bovini o come celle frigorifere per il latte.

Si può quindi proseguire in un secondo percorso, il sentiero delle mèire, una camminata di tre ore che arriva al Pion de Charm, a 1635 metri d’altitudine, e qui si incrocia un terzo itinerario: il tracciato dei tratturi, quello dei pascoli, utilizzati dal bestiame, per raggiungere i pascoli comunali e per il ritorno.

Chi avesse l’ardire di cimentarsi in un più impegnativo percorso di trekking di circa sei ore avrà una ricompensa che vale ogni passo fatto sin qui. Infatti, raggiungendo l’altitudine di 2.036 metri, si può raggiungere Punta Sellassa, ove godere di un panorama davvero mozzafiato, con tutta la catena alpina con il Monviso, il Monte Rosa, il Cervino. Si potrà godere di un colpo d’occhio che sarà difficile dimenticare, tra monti, pennellate di nuvole, viole e rosa del trifoglio alpino.

Per coloro che invece desiderano fare due passi, senza imbattersi in ardui percorsi, si può godere della bellezza del paesino a bassa quota e riscoprire il lento incedere della vita. Si potranno infatti conoscere da vicino le fasi dell’attività dell’alpeggio (attività agro-zootecnica), parlare la lingua del posto e conoscere gli abitanti che risiedono nel paese.

Accanto al trekking, durante il periodo invernale, Ostana torna a rallegrare sportivi e non, con sci-alpinismo o racchette da neve sul cucuzzolo di Cima Ostanetta verso i 2.300 m.

Anche in estate le attività ludiche non mancano, ad esempio, si possono esplorare itinerari escursionistici (le Vie d’Oustano) suddivisi per tema: le borgate, le mèire, i pascoli.

I Rënèis, associazione che gestisce l’offerta turistica, rendendo il paese ben fruibile e godibile ai turisti, si offre di accompagnare i visitatori.

Inoltre, Ostana si trova al centro del percorso escursionistico Orizzonte Monviso, un anello di oltre 50 km di lunghezza che comprende tutti i comuni dell’Alta Valle Po affrontabili a piedi e in mountain bike.

Questo percorso si snoda ai piedi del Monviso e da Ostana, offre la vista indimenticabile sul “Re di Pietra”. Si abbellisce anche di una arrampicata artificiale per gare di livello nazionale.

La storia
Il nome Ostana (Oustano in occitano) deriva dall’ occitano oust, “Agosto”,legame con le pratiche di transumanza estiva.
Al di là di alcuni ritrovamenti archeologici risalenti al VI sec. a.C., il primo documento ufficiale, in cui si menziona Ostana, risale al 1322.

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