La morte di George Floyd a Minneapolis è riuscita a scatenare un’onda d’urto propagatasi a livello mondiale. Come un boomerang, sono emerse nel giro di pochi giorni milioni di video nel web di delitti verso uomini neri da poliziotti bianchi, e non soltanto nel nuovo continente. Il razzismo, fino ad ora ignorato e tenuto in secondo piano, ora, è venuto alla luce con una potenza mediatica di pochi precedenti.
Solo nell’ultima settimana sono emersi cortei di protesta in grandi città europee, parti dell’Asia fino all’ Australia.
Il secolo scorso ha contenuto allo stesso modo una grossa ondata di nuove consapevolezze (sessantottini, scioperi, femminismo, Gandhi, M.L. King , solo per fare qualche esempio) ma mai come nel 2020, una presa di coscienza è arrivata oltreoceano in maniera così drastica e con tale forza.
Tre fattori preponderanti sono da tenere in considerazione su questo evento, i soprusi millenari e accettati legalmente dalle potenze verso la popolazione africana e altre minoranze; la globalizzazione e i media; il concetto di trend.
Quasi tutti noi conosciamo in linea generale ciò che il vecchio continente ha attuato in Africa fin dai tempi delle prime colonie bianche: tratta di esseri umani per oltre duecento anni, espropriazione di terre e beni preziosi destinati a commerci, impoverimento, spartizione a tavolino delle terre, promulgazione di leggi razziali e distinzioni sociali. Inevitabile è la rabbia repressa di un popolo come quello africano e afroamericano, da sempre costretto a chinare il capo di fronte ai propri carnefici e a sentire il peso, anche oggi, velato ma mai così doloroso, della discriminazione gratuita e inculcata nel pensiero collettivo.
Media e globalizzazione mai prima d’ora hanno rivelato la loro utilità. Con il recente individualismo, finalmente una voce è riuscita a risvegliare intere nazioni.
Più preoccupante è il concetto di trend , connesso alla popolazione bianca: il flusso di pensiero individuale odierno, spesso è abituato ad agganciarsi ad una forte corrente mediatica e carismatica. Si rischia che il grande fuoco della giustizia, passata l’ondata, possa assopirsi insieme all’alone di novità ed euforia collettiva.
Resta speranzosa la piega stessa che sta prendendo questo vero e proprio movimento: Nato da una morte innocente, ha dato voce alle minoranze, denunciato la corruzione, creato una viva propaganda all’uguaglianza, finalmente umana.
Elena Caravias