Quello di Roma è tra i più antichi d’Italia. Viene visitato ogni anno da circa 460 mila persone. Si estende su un’area di 17 mila mq e, per la gioia dei bambini e l’interesse degli adulti, ospita 340 specie di animali la cui permanenza vede contrapposte le opinioni di tantissimi studiosi e animalisti, e disturba anche il sonno di tanti governi e lobby interessate.
Per gli amanti delle statistiche ricordiamo che il primo moderno zoo del mondo ancora esistente è il Tiergarten Schönbrunn a Vienna, fondato nel 1752 dall’imperatore Francesco I. Quello di Londra è il più antico zoo scientifico e fu inaugurato il 27 aprile 1828.
In generale, la funzione primaria degli zoo è quella di ospitare e tutelare animali di tutti i continenti, salvaguardandone la specie.
“Si fa di tutto – affermano i vari responsabili – per rendere gli spazi dei Bioparchi i più confortevoli possibile per gli animali, e lo si fa cercando di ricreare, per ognuno, l’habitat che meglio si avvicina a quello che la natura vuole per l’esistenza dei suoi abitatori”.
Tuttavia, ci sono, diciamo da sempre, due scuole di pensiero che dividono gli scienziati di biologia, fisiologia, entomologia, zoologia, etnologia, eccetera. Secondo alcuni, essendo gli animali differenti dall’uomo, per caratteristiche fisiche e fisiologiche, il loro adattamento a vivere in luoghi diversi dal loro ambiente naturale è una forzatura. Secondo altri il nostro pianeta può garantire la vita degli esseri viventi ovunque.
L’indimenticabile Oriana Fallaci anche in tal caso affermerebbe che “l’abitudine è la più infame delle malattie”.
Ma non si tratta solo di questo. Il termine “nati in cattività” rappresenta un impegno per favorire le condizioni di vita della specie, ovviamente non domestica, e questo è quello che ancora succederà, almeno sino a quando non saranno trovate soluzioni definitive in nome dell’amore per la vita. Che sia per tradizione, studi scientifici o altro se ne sta parlando da prima che i nostri trisavoli si accorgessero che sulla terra, oltre a noi, ci sono anche questi bellissimi esseri chiamati animali. I luoghi non naturali organizzati per ospitarli svolgono un ruolo di riferimento, per dibattiti, contese e difese.
Secondo il WAZA, l’Associazione Mondiale di Zoo e Acquari, il cui scopo è fornire guida e supporto ai giardini zoologici, acquari ecc., nel mondo ci sarebbero circa 1300 zoo e 250 giardini zoologici e tutti questi hanno adottato il Codice Etico WAZA che contiene delle regole affinché gli animali in cattività vengano trattati con rispetto e nel migliore dei modi.
In Italia, di parchi, safari, bioparchi, zoo, aree e centri faunistici ce ne sono ufficialmente circa quaranta. Quello di Roma, l’attuale Bioparco, nacque nel 1911. Oggi la sua esistenza è giustificata e motivata “per la conservazione delle specie minacciate da estinzione attraverso azioni di sensibilizzazione, adesione a campagne internazionali di tutela e a programmi europei di riproduzione in cattività”.
Il Bioparco romano è fra i più grandi e antichi Giardini Zoologici d’Italia. Inclusi gli animali sequestrati dalle autorità competenti perché detenuti illegalmente, ospita circa 340 specie di mammiferi, uccelli, rettili e anfibi, provenienti da tutti i continenti grazie agli scambi internazionali fra strutture zoologiche.
Un cartello, installato in uno dei tanti viali alberati, ricorda che i bioparchi ricoprono importanti ruoli nella Ricerca (dedicata agli aspetti della biologia e della gestione delle popolazioni selvatiche); nella Educazione (rivolta ai cittadini sui temi della protezione, del benessere animale e di tutte le problematiche ambientali); della Conservazione (destinata alle specie a rischio di estinzione attraverso la partecipazione ai programmi di riproduzione in cattività).
Qui, i visitatori, nel 2016, sono stati poco più di 460 mila. Domenica, 29 settembre 2019, in occasione della nostra visita per offrire al lettore questo servizio, abbiamo potuto contare che, alle ore 13,10, i botteghini avevano servito 960 numeri per acquistare i biglietti d’ingresso; calcolando una media di tre visitatori a numero, quantifichiamo 2880 visitatori, e non eravamo neanche a metà giornata.
Cosa ci indicano queste presenze? Semplice: che tra le due scuole di pensiero in mezzo c’è la voglia, l’interesse e lo svago di centinaia e migliaia di persone, grandi e piccoli, per trascorre una giornata con gli animali. E sebbene si possano criticare le strutture, il costo del biglietto, la vita reclusa di tante specie provenienti da tutto il mondo e così via, questi luoghi insegnano, in qualche modo, il rispetto per il mondo animale e per la natura.
Non si tratta, dunque, di essere favorevoli o contrari alla loro chiusura. È pressoché certo, secondo l’opinione più accreditata, che in caso di referendum non ci sarebbe partita, ma rimane pur sempre importante fornire esempi del rapporto uomo-animale-natura in ogni luogo del pianeta.
Nonostante gli accordi internazionali sulla tutela della natura e degli animali, come quella di Ramsar (1971), la C.I.T.E.S. (1973), la Convenzione sulla Diversità Biologica (1992), la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Animale (1978), la Convenzione di Berna e quella di Bonn (1979), EEP (1985), EAZA (1992), i governi del mondo non sembra stiano onorando quanto sottoscritto tant’ è che assistiamo all’estinzione di molte specie animali, sempre per cause umane, alcune addirittura definitivamente e, peggio ancora, all’irrefrenabile disastro ecologico del nostro pianeta, cronaca nera sempre presente ai nostri giorni.
Bruno Cimino