Because the Night con Marta De Lluvia e Giulia Mei

Si svolgerà domenica 8 ottobre alle 20.30 al Mou in via Pacinotti 4 a Milano la serata di apertura della nuova stagione della rassegna canora Because the night-La notte delle cantautrici

Musica protagonista domenica 8 ottobre alle 20.30 al Mou in via Pacinotti 4 a Milano (ex Garage Moulinski, ora rinnovato ed affidato ad una diversa gestione). Si svolgerà la serata di apertura della nuova stagione della rassegna canora Because the night-La notte delle cantautrici, ideata e diretta dalla cantautrice siciliana Marian Trapassi. Il progetto “Because the night” è riuscito a resistere perfino alla pandemia, spostandosi dalla dimensione del palco a quella delle dirette Instagram, con interviste e mini-live, e negli anni ha favorito l’emersione di un cantautorato troppo frequentemente emarginato dalla scena musicale ufficiale. La prima serata della rassegna, giunta alla quinta stagione – con la dichiarata finalità di una valorizzazione del cantautorato femminile indipendente – vedrà avvicendarsi sul palco le cantautrici Marta De LLuvia e Giulia Mei. 

Chi è Marta De Lluvia

È una cantautrice e poetessa recanatese. Ha vissuto in Germania e in Belgio e ha intrapreso diversi viaggi in Russia. Sin da giovanissima inizia a comporre poesie e canzoni; studia canto e chitarra classica. Parallelamente alla musica, coltiva l’interesse per la poesia e per le lingue straniere. Dalla musica classica, dopo aver studiato jazz, arriva alla musica d’autore. Nel 2013 ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie, “In sé maggiore”, poi divenuta un recital, con l’accompagnamento del pianista Alessandro Menichelli. Nel 2017 si è aggiudicata il Premio Miglior Testo alla XIII edizione del Premio Bianca D’Aponte (Città di Aversa). Il suo esordio discografico “Grano” è uscito nel 2019 su etichetta Orange Home Records ed è stato finalista alla Targa Tenco nella sezione Miglior Opera Prima. Nel 2020 è stata finalista al concorso L’Artista che non c’era, nel 2021 è arrivata terza al Premio Gianmaria Testa (Festival Moncalieri). Sul palco del Mou Marta De Lluvia presenterà, in anteprima acustica, il nuovo lavoro discografico, “La festa che non c’era”, che verrà pubblicato il prossimo 27 ottobre 2023: un album interamente autoprodotto, cui hanno preso parte due arrangiatori e numerosi musicisti di ambiente romano. La produzione artistica e gli arrangiamenti sono di Edoardo Petretti, con Federico Ferrandina agli arrangiamenti e alla direzione degli archi. Conosciamo Marta De Lluvia rivolgendo due domande.

Che messaggio vuoi dare con il tuo ultimo lavoro discografico “La festa che non c’era”?

«Questo album è una presentazione abbastanza completa di me come cantautrice (e persona), credo. Non c’è un vero e proprio messaggio, ce ne sono tanti ma in fondo non “voglio dire” niente. È tutto lì, nelle canzoni. È un dono, come abbracciare chi ascolta. Chi fa un regalo lo fa con la certezza di dare qualcosa di buono, con la speranza che piacerà, e con la libertà, per chi lo riceve, di farne quello che sente».

Che cosa significa essere cantautrice?

«A livello strettamente personale è un modo di interpretare il mondo, tutto quello che (mi) succede, è il mio modo di ascoltare la mia vita e quella degli altri, di incontrarli. Insomma, qualcosa che sarei comunque anche se decidessi non fare più dischi o concerti. 

A livello sociale, invece, vuol dire ben poco. La strada è tutta da inventare, dato che sempre più percorsi dedicati ai cantautori stanno scomparendo o cambiando direzione. È tutta da inventare anche in quanto cantautrice, perché i cartelloni di rassegne e festival sono ancora molto al maschile (e i cartelloni testimoniano un pensiero). Però, c’è una piccola grande rete di persone che creano opportunità anche lontano dai riflettori, semplicemente agiscono, costruiscono, persone aperte e sinceramente all’ascolto. Ed è dalle persone, dal piccolo, dalle affinità, dagli incontri in carne ed ossa che voglio ricominciare». 

Chi è Giulia Mei

Leggerezza apparente e una vena dissacrante animano invece la proposta della cantautrice palermitana Giulia Mei, che si muove tra narrazione autobiografica e critica sociale, nel segno di una inedita e benefica contaminazione tra reminiscenze cantautorali classiche e sonorità folk, pop e indie rock. Nel 2019 la cantautrice palermitana Giulia Mei, diplomata in pianoforte al Conservatorio di Palermo, ha pubblicato l’album di esordio “Diventeremo adulti” (Il Cantautore Necessario), finalista alle Targhe Tenco, Premio Speciale M.E.I. e tra le migliori opere del 2019 per il Forum del Giornalismo Musicale. Nel 2021 ha vinto l’ottava edizione del concorso musicale “Genova per Voi”, aggiudicandosi la Targa Siae per la migliore autrice ed un contratto editoriale con Universal Music Publishing Ricordi. Entriamo nel personaggio e rivolgiamo a Giulia Mei due domande. 

Quale importanza attribuisci alla narrazione autobiografica e alla critica sociale?

«Per me la critica sociale intesa come un occhio critico e pensante sul mondo che mi circonda è qualcosa di molto importante. Mi piace, specialmente ultimamente e nei pezzi più recenti, raccontare senza veli e nel modo più vero possibile l’ambiente che mi circonda filtrato dalla mia quotidianità, dalla mia personale esperienza personale, di donna. Ti spoilero che questo aspetto emerge molto nella musica a cui sto lavorando adesso e che pubblicherò prossimamente». 

Quanto è importante la contaminazione culturale nella musica?

«Per me la contaminazione in musica è tutto in musica e non solo. È un atto di liberazione assoluto, liberazione dai vincoli imposti dal mercato musicale e a volte anche da noi stessi. Sperimentare, contaminarmi è qualcosa che fa profondamente parte della mia musica e del mio modo di raccontarmi in musica, specialmente quella recente e in uscita. È qualcosa che mi affranca dalle definizioni ma allo stesso tempo mi definisce moltissimo, e io non saprei farne a meno. Contaminazione è incontro, e incontro è arte allo stato puro».

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Francesco Fravolini

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