Azienda Vinicola Furnari: un successo che parte da lontano nel segno della tradizione e della qualità del vino siciliano

L’avventura di una giovane azienda vinicola solidamente ancorata alle sue radici familiari nella produzione e promozione di vini autoctoni nel rispetto del territorio, della tradizione e dell’ambiente.

Quella dell’Azienda Vinicola Furnari e della sua passione per la promozione del vino siciliano è una storia che ha in sè il sapore dell’avventura e della narrazione classica così come analizzata da Vladimir Propp nel suo celebre volume del 1928: “Morfologia della fiaba“.

Nel suo svolgersi si possono ritrovare molti fra i “topoi” narrativi indicati dal saggista russo: un equilibrio che si rompe, un eroe che si carica di una missione, un obiettivo da raggiungere, elementi di opposizione e di aiuto… solo che questa storia non è ancora giunta allo scioglimento finale e l’eroe del racconto ha passato il testimone ad un’altra generazione che persevera nella missione iniziale.

A raccontarcela è Cristiano Furnari, l’attuale giovane titolare della Società, colui che ha raccolto, insieme al padre Fabio e alla sua famiglia, la sfida sospesa circa trent’anni fa dal fondatore ma che non ha mai smesso di infiammare i cuori delle generazioni successive.

Da sinistra: l’enologo Franco Giacosa, Francesco Furnari e Salvatore La Malfa

Innanzi tutto il contesto: la Sicilia, benedetta dal sole mediterraneo e consacrata ad Eolo dagli antichi greci che già vi avevano intuito il potenziale produttivo in termini enologici. Una terra forte, spesso rude, ma altrettanto generosa; come i suoi vini, densi di profumi e di aromi ma analogamente  “difficili” al punto da essere considerati solo come buoni per il “taglio” di altri uvaggi.

Eppure, negli anni ’60, a Piazza Armerina, Francesco Furnari, il nonno dell’attuale titolare, dopo un’attenta valutazione del patrimonio vinicolo locale frutto di studi enologici e ampelografici sui vitigni autoctoni e sulla selezione degli stessi, ha l’intuizione di aprire un’azienda in grado di produrre vini di qualità da esportare al di fuori del territorio regionale. Un’intuizione che si rivela vincente per l’alta qualità raggiunta dai prodotti che, in un ventennio raggiunge volumi da esportazione mondiale e ottiene prestigiosi riconoscimenti nelle più importanti competizioni enologiche internazionali: a Francoforte sul Meno, come a Los Angeles, fino a Berlino.

La vinicola Furnari – spiega Cristiano – è stata una delle prime aziende in Sicilia a fungere da apripista per la valorizzazione commerciale dei vini siciliani di qualità e la promozione degli autoctoni come prodotto da degustazione nelle enoteche e nella ristorazione superando la vecchia concezione di vini da taglio per la produzione del nord Italia e non a caso il vino commercializzato godeva del marchio di qualità della Regione Sicilia”.

Purtroppo mio nonno– continua il titolare – venne a mancare all’inizio degli anni ’80 proprio in un periodo non facile per la storia del Paese in generale e della Sicilia in particolare e la conseguenza diretta di questa scomparsa fu la chiusura dell’azienda; ma, all’inizio del 2019 abbiamo deciso, con la nostra famiglia, ed in particolare con il supporto di mio padre Fabio, che ha conservato l’eredità di mio nonno, di riaprirla.

Oggi l’Azienda Vinicola Furnari si configura come una realtà giovane, seppur solidamente radicata nel passato in termini di competenze e tradizioni: “per questo primo anno di attività abbiamo voluto puntare molto sulla qualità piuttosto che sulla facile quantità, infatti la nostra produzione si assesta, per il momento, sulle 10.000 – 12.000 bottiglie per le quali, anche in risposta alle difficoltà emerse con gli stop alle attività dovute all’epidemia da Coronavirus, abbiamo attivato anche canali di vendita online e tramite enoteche di fiducia.

La produzione dell’azienda segue tre tipologie di prodotto: rosso, bianco e rosato; per il rosso si utilizza Nero d’Avola doc, per il bianco Inzolia doc e per il rosato, sempre Nero d’Avola doc provenienti da vigneti e terroir di pregio situati, in particolare, nel territorio di Butera (Caltanissetta), già noto per la produzione di ottimi vini; mentre a dimostrazione del fil rouge che lega l’azienda attuale con le sue radici storiche: “Il processo di vinificazione riprende, in parte, le indicazioni di mio nonno trascritte insieme a lui quarant’anni fa da mio padre, oggi sotto la supervisione dell’enologo Donato Lo Vecchio“. Inoltre, il supporto di una realtà come Pietracava, specialmente nella cura dei vigneti di cui ci serviamo, è un aspetto fondamentale”.

Passando a descrivere caratteristiche e peculiarità dei vini prodotti, Cristiano Furnari racconta che il comune denominatore è la freschezza dovuta all’affinamento in acciaio: “soprattutto il Nero D’Avola è un vino che si presta bene anche a versioni non invecchiate in legno e la sua  permanenza in acciaio consente di mantenere intatte tutte le caratteristiche aromatiche proprie del vitigno il cui aroma sprigiona un bouquet di bacche rosse e nere in un connubio fra la dolcezza olfattiva del fruttato e la robustezza di un corpo importante dove sapidità, alcolicità e acidità sono armonicamente bilanciate in un prodotto di ottima beva e di grande qualità.

Ricco profumo, morbidezza al palato e spiccata mineralità caratterizzano il nostro Inzolia, particolarmente ricco di complessità aromatiche e olfattive che si scoprono a poco a poco. Mentre, il rosato di Nero d’Avola è prodotto lavorando con il metodo che una volta in Sicilia si chiamava “pesta in botte”, ovvero con una leggera pestatura degli acini cui segue una breve macerazione sulle bucce.
Anche questo, come l’Inzolia, subisce una affinazione in acciaio sulle fecce nobili per circa cinque mesi che ne fa un ottimo prodotto per la gradevolezza del bouquet”.

A coronare una produzione attenta e rispettosa dei ritmi e dei tempi naturali, non può mancare un’attenzione particolare al rispetto dell’ambiente che qui si configura nella scelta di un fornitore di uve dalla forte connotazione ambientale: “nel rispetto del territorio e nella rinuncia all’utilizzo di diserbanti e sostanze chimiche diverse che, al contrario, andrebbero ad intaccare la qualità del vigneto e del mosto, oltre che la biodiversità locale, vera garanzia di naturalezza del prodotto.

E sul futuro dell’Azienda il giovane titolare ha le idee piuttosto chiare, a partire dalla valutazione del presente: “Indubbiamente l’approccio alla cultura del vino è cambiato nel nostro Paese rispetto a quarant’anni fa – chiosa Cristiano Furnari – e questo è frutto dell’ottimo lavoro di tante persone e di tanti professionisti del settore cui, nel tempo, si è sposata una maggiore sensibilità comune verso le eccellenze locali e le piccole/medie produzioni dalle quali, spesso, emergono veri e propri capolavori giustamente riconosciuti a livello internazionale. Certamente esiste una clientela più esigente che sceglie in base a parametri che, fino a pochi anni fa, erano appannaggio di pochi esperti e di questo bisogna ringraziare anche un certo costume che ha reso più popolare l’approccio culturale al food e al beverage di qualità“.

E la fiaba di questa famiglia è ancora lontana dalla sua conclusione… Ad majora!

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