Vediamo di scoprire qualcosa di più su di lui.
Di lui sappiamo che fu un funzionario di notevole importanza durante il regno di Akhenaton, per il quale ricoprì incarichi di “Portatore dei flabelli alla destra del re” (il flabello è un grande ventaglio cerimoniale), capo di tutti i cavalli del re, primo degli scribi di sua maestà e padre del Dio.
Non era chiaro se avesse ascendenze regali o meno. C’è chi sostiene che lui e sua moglie fossero i genitori di due grandi spose reali, Nefertiti, moglie di Akhenaton, e Mutnodjemet, moglie di Horemheb, tuttavia, pare che Tey, la moglie di Ay, non possa essere la madre carnale di Nefertiti, essendo stata più volte definita la nutrice della grande sposa reale, Nefertiti appunto.
Un’altra voce suggerisce che Ay fosse il fratellastro della grande sposa reale di Amenhotep III, il che lo renderebbe lo zio materno di Akhenaton, teoria che comunque spiegherebbe lo stato che Ay assunse durante il regno di Akhenaton e il fatto che fece parte del consiglio di reggenza che governò l’Egitto durante la minore età di Tutankhamon. La sua lunga esperienza gli consentì di succedere a quest’ultimo, quando il faraone morì improvvisamente, nell’inverno del 1323 a.C.
La leggenda che lo volle marito della vedova del giovane faraone non trova tuttavia riscontro, se non in un anello che recava i nomi di Ay e della vedova del re affiancati, anche se tuttavia, proprio le nozze reali di Ay suggerirebbero la sua successione al trono, al posto del generale Horemheb che durante il regno di Tutankhamon recava il titolo di rappresentante del signore delle due terre e che quindi, aveva anch’egli diritto alla successione.
Tuttavia, nelle pitture della tomba di Tutankhamon è Ay ad eseguire la cerimonia di apertura della bocca, e questo è un compito riservato solo all’erede designato.
Il suo regno durò solo 4 anni, la sua tomba a Tell el Amarna, che contiene una delle versioni più complete dell’Inno ad Aton, non venne mai usata: il suo corpo venne sepolto nella tomba KV23 e la sua mummia non è mai stata ritrovata.
Benedetta Giovannetti