L’Averla maggiore (Lanius excubitor) è una specie di passeriforme molto particolare: come tutti gli appartenenti alla famiglia dei Laniidae (tra cui Averla piccola, cenerina e capirossa, nidificanti in Italia) assomiglia a un piccolo rapace più che agli affini passeri. Infatti il carattere distintivo di questi uccelli è il becco adunco con un dente terminale come quello dei falchi. In effetti l’Averla maggiore, come le congeneri, è un predatore formidabile, non a caso il termine generico latino “Lanius” significa “macellaio“.
L’Averla maggiore differenzia la sua dieta a seconda delle stagioni: in primavera ed estate si basa fortemente su grandi insetti, come Coleotteri o Ortotteri (cavallette) mentre in autunno e inverno sui vertebrati; le prede preferite sono comunque i micromammiferi, ma non disdegna anche piccoli rettili e uccelli mentre solo occasionalmente si nutre di bacche o carogne. Altra peculiarità della specie è la creazione di dispense alimentari: soprattutto in inverno sfrutta i rami dei rovi e altre piante spinose per infilzare le prede che non consuma subito, per cibarsene in un secondo momento. Una manna per chi studia l’alimentazione della specie!
L’Averla maggiore non è molto appariscente: il dorso è grigio come la nuca mentre il ventre è bianco, coda e ali sono bianconere; caratteristica di tutte le averle è la mascherina nera che va dal becco fin dietro l’occhio. È comunque facile da osservare: spesso la si trova posata in bella vista su un posatoio, come la punta di una albero, un palo o i cavi dell’alta tensione, da cui scruta i movimenti delle prede sul terreno. Caccia spesso in “spirito santo“, cioè in surplace, come fanno alcuni rapaci come Gheppio o Biancone e come i rapaci si lancia sula preda a terra o con veloci inseguimenti se si tratta di prede alate.
L’Averla maggiore nidifica occasionalmente in Italia, mentre è una presenza regolare anche se poco comune in autunno e inverno nel centro-nord della penisola. Attualmente è in atto un complesso dibattito sulle varie sottospecie di Averla maggiore, alcune ben differenziate tra loro e da alcuni autori considerate specie a sé stanti come successo all’Averla meridionale (Lanius meridionalis), ex sottospecie poi elevata ufficialmente al rango di specie alcuni anni fa.
Daniele Capello
foto: Daniele Capello