L’artigianato è un lavoro creativo perché l’artigiano immagina nella sua bottega oggetti sempre diversi, mai uguali uno dall’altro. Questo valore aggiunto conferisce l’aspetto squisitamente artistico a questo mestiere
Arti e mestieri nella Tuscia arricchiscono l’economia del territorio. La scelta è davvero ampia con circa 120 imprese. Scendiamo nel dettaglio e conosciamo i mestieri attraversando un borgo particolare della Tuscia, a pochi passi da Viterbo: Vetralla. Tutto comincia da una grande realtà museale: “il Museo Diffuso sulle Arti Popolari di Vetralla”. Ed è proprio in questo spazio che si vuole diffondere la conoscenza del lavoro degli artigianati tradizionali come se fosse una forma d’arte. È bene ricordare che l’artigianato è un lavoro creativo perché l’artigiano immagina nella sua bottega oggetti sempre diversi, mai uguali uno dall’altro. Questo valore aggiunto conferisce l’aspetto squisitamente artistico a questo mestiere. Non dimentichiamo l’Arte dei Pignattari che possiamo vedere all’antica fornace di “Checco Lallo” che racconta la lunghissima tradizione della ceramica locale, caratterizzata dall’argilla rossa ricavata dalle cave di Monte Panese e presente sui mercati di Roma e del Lazio almeno dal XVI secolo. Non perdiamo la possibilità di conoscere l’Arte delle Tessitrici mediante un antico telaio originale per la lavorazione della tela in canapa oppure in lino eseguita a mano.
Gastronomia
L’arte culinaria si esprime attraverso l’apertura delle botteghe storiche del Norcino e del Fornaio, ognuna con gli spazi ancora conservati secondo la tradizione che li ha visti attivi fini alle soglie del nostro secolo. Mentre il vino, prodotto ricavato dalle uve dei contadini e distribuito nelle cantine, ha una sua testimonianza tangibile nella “Cantina del Poeta”, appositamente allestita.
Le botteghe
Sono al servizio della comunità, di cui rimangono a Vetralla interessanti testimonianze: l’Arte del Calzolaio, con la bottega rimasta immutata dalle origini, che rappresenta una testimonianza di questa attività unica nel suo genere, e l’Arte del Cucito ricordata nella “Bottega del sarto Menicuccio”. Nel nostro viaggio tra arti e mestieri conosciamo alcuni lavori famosi che nascono nella Tuscia e caratterizzano la località. Cominciamo con l’ombrellaio. Nasce negli anni Quaranta-Cinquanta del secolo scorso e porta a tracolla una cassettina di legno dove racchiude gli attrezzi del mestiere. Si presentava nelle strade urlando “Ombrellaio donne. Piatti, ombrelli, concoline, ziri e schifetti da accomodar”. Le donne s’affacciavano sull’uscio di casa e trovavano un accordo per le riparazioni di un ombrello, di un bacile, o di una brocca per l’acqua. In quell’epoca storica l’artigiano proponeva il suo lavoro mediante un incontro al domicilio dei clienti per cercare oggetti da riparare. C’era una conoscenza con le persone che diventava un momento di socialità per scambiare opinioni e consigli. Non dimentichiamo il maestro scalpellino che eseguì la riproduzione fedele in scala ridotta della Fontana Grande che venne presentata all’Esposizione Universale di Roma del 1911 in occasione di 50 anni dell’Unità d’Italia. Dopo la manifestazione la fontana venne smontata e venduta ad un notaio di Roma che la custodì in un magazzino. Il canestraro ha una grande manualità che si apprende sul campo. Nelle fiere di paese era sempre presente un canestraro che attirava attenzione e curiosità. La catena di montaggio è semplice. Si comincia dalle fruste che si ottengono da vari ramoscelli di piante. Buoni il salice con rami lunghi e flessibili (che viene usato anche per le legature) e il nocciolo purché selvatico. L’olivo va bene per la resistenza. Abbastanza comune l’olmo, peraltro facile a procurarsi, i cui rami vanno mondati dai getti non fruttiferi. Le forme dei canestri sono circolari, a tronco di cono rovesciato, con o senza manico. Assumono i nomi più curiosi riferiti al loro impiego: capagno, capagnolo, capagnone.
Francesco Fravolini