Cinquanta Paesi, ossia l’11 per cento della popolazione mondiale, ossia 7 miliardi e 800 milioni di abitanti (in aumento ogni anno di circa 82 milioni), hanno dichiarato illegali le armi nucleari, proprio come è successo per le armi chimiche e biologiche quando un accordo di diritto umanitario (Convention on Biological Weapons – BWC) nel 1975, firmato da 170 Stati, ne decretò la distruzione.
La produzione delle armi nucleari grazie al recente “Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN) promosso dalle Nazioni Unite”, entrerà in vigore a partire dalla fine di gennaio 2021.
Il percorso, tuttavia, non è completamente concluso perché ancora altri Paesi sottoscrittori, esattamente 38, dovrebbero ratificare il trattato.
Gli Stati che si sono proclamati tali nel mondo sono 208, ma solo 193 su 196 sono membri dell’Onu riconosciuti a livello internazionale. Dunque c’è ancora del lavoro per porre fine agli strumenti di distruzione totale, tant’è che periodicamente si svolgono le cosi dette Conferenze di Riesame per monitorare quanto già firmato e ratificato.
Alcune associazioni internazionali tra le quali International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN), vincitrice del Premio Nobel per la Pace nel 2017 e MSGV (Mondo senza Guerre e Senza Violenze) membro dell’ICAN, stanno lavorando per programmare una grande manifestazione, in parte virtuale, mobilitando per il 23 gennaio 2021migliaia di gruppi in tutto il mondo ad organizzare concerti, marce, forum, attività educative, simposi scientifici, ecc.
Nel frattempo tutte le associazioni pacifiste si tengono stretti i risultati raggiunti, sino a pochi anni fa impensabili in un mondo infestato da pandemie, guerre e tensioni varie.
Dalla fine della II Guerra mondiale è doloroso purtroppo rilevare che i conflitti bellici sono in drammatico aumento: nel 2017 se ne contavano 378, di cui 186 denominati “crisi violente” e 30 quelli ad “alta intensità”.
Secondo quanto riportato da Armed Conflict Location & Event Data Project, tra il 2017 e il 2018 circa 193mila persone sono morte in Africa, Asia e Medio Oriente, a causa di combattimenti a fuoco di diversa natura, ma il dato complessivo in tutto il mondo è ancora difficile calcolarlo.
Il picco di spesa per gli armamenti si è registrato nel 2016. Varie agenzie di stampa riportano che nel 2020 si sono spesi 26,3 miliardi in armi da guerra, un miliardo e mezzo in più rispetto all’anno precedente.
Indignati da queste notizie e stimolati dalle azioni per la pace, diventa sempre più determinante l’annuncio fatto il 2 ottobre scorso, ossia di voler realizzare nel 2024 la 3a Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza.
Bruno Cimino