“L’Amazzonia non è un patrimonio dell’umanità”, così ha dichiarato Jair M. Bolsonaro, all’assemblea Generale dell’Onu. Il discorso è stato organizzato proprio a causa dell’enorme numero di incendi che sta colpendo la foresta Amazzonica:
“La regione amazzonica rimane virtualmente intatta, ed è la prova del fatto che siamo uno dei paesi che più protegge l’ambiente […] Durante questa stagione la siccità favorisce incendi spontanei sappiamo che tutti i paesi hanno problemi, ma gli attacchi sensazionalistici che abbiamo sofferto da grande parte dei media internazionali sugli incendi ha risvegliato il nostro sentimento patriottico”.
In pratica, secondo il Presidente del Brasile, gli incendi in Amazzonia sono una cosa normale, anche se mai come nel 2019 c’è stato un problema di tale livello. Il che, ovviamente, è favorito dal riscaldamento globale e dalla siccità. Un ragionamento molto limitato, ma che fa il gioco del suo desiderio di prendere in mano il Brasile e “rinnovarlo”, come ha annunciato:
“Sono qui per presentare un nuovo Brasile. Non ci può essere libertà politica senza libertà economica e viceversa, l’economia brasiliana ora risponde a oltre vent’anni di irresponsabilità fiscale, corruzione, manipolazione”.
Cosa che ha fatto anche rifiutando i soldi della Francia per aiutarlo nella crisi della foresta Amazzonica.
Nonostante questo, un gran numero di donatori internazionali ha deciso di donare oltre 500 milioni di dollari per proteggere tutte le foreste pluviali, Amazzonia inclusa, vessate dagli incendi. Aiuti annunciati dal Presidente Francese Macron, che ha anche annunciato hce la Francia contribuirà con 100 milioni di dollari.
Domenico Attianese