L’Italia è di per sé la nazione “Capitale” della Cultura mondiale. Scegliere tra le sue città quella da eleggere Capitale italiana della Cultura per il 2021 sarà una impresa ardua per la commissione che dovrà esaminare i dossier da presentare entro il 2 marzo 2020. Tutte le candidate partono ex aequo, ma alla fine bisognerà acclamarne una e questa avrà gli occhi del mondo puntati addosso.
Noi abbiamo individuato quella che, a nostro avviso, potrebbe essere la probabile pretendente al prestigioso titolo e cercheremo di spiegare i motivi utili alla commissione per la sua scelta.
Riteniamo ci debbano essere parametri di riferimento molto specifici per l’esame che riguarderanno lo spessore culturale, la storia, la cura dell’ambiente, le bellezze naturali, le potenzialità strutturali, lo stato dell’amministrazione comunale, eccetera.
E come è successo per le precedenti edizioni le linee guide per le valutazione dei progetti si concentreranno sulla loro fattibilità, l’inclusione delle forze culturali e produttive, nonché la proiezione internazionale.
Intanto ecco le 44 città candidate al titolo di Capitale italiana della Cultura 2021 comunicate dal Mibact: Abruzzo: L’Aquila; Basilicata: Venosa; Calabria: Tropea; Campania: Capaccio Paestum, Castellammare di Stabia, Giffoni Valle Piana, Padula, Procida, Teggiano; Emilia Romagna: Ferrara, Unione dei Comuni della Bassa Reggiana, Unione dei Comuni della Romagna Forlivese; Friuli Venezia Giulia: Pordenone; Lazio: Arpino, Cerveteri; Liguria: Genova; Lombardia: Vigevano; Marche: Ancona, Fano; Molise: Isernia; Piemonte: Verbania; Puglia: Bari, Barletta, Molfetta, San Severo, Taranto, Trani, Unione Comuni Grecia Salentina; Toscana: Arezzo, Livorno, Pisa, Volterra; Sardegna: Carbonia, San Sperate; Sicilia: Catania, Modica, Palma di Montechiaro, Scicli, Trapani; Veneto: Belluno, Feltre, Pieve di Soligo, Verona.
Leggendole così, velocemente, saltano agli occhi nomi di città sulle quali non ci sarebbero che elogi da fare sebbene, come sappiamo, ogni luogo, quale più quale meno, in Italia e nel mondo, ha i suoi problemi.
La città che noi abbiamo prescelto è Tropea. Già il fatto di essere l’unica della Calabria ad aspirare alla “nomination” indica il grande spessore culturale e turistico che le si riconosce sia a livello nazionale che internazionale.
Ma quali sono, in sintesi, le ragioni che dovrebbero portare a questa scelta? Innanzitutto la garanzia di poter contare in questo momento su Giovanni Macrì, un giovane sindaco che sta governando con ottimi risultati e riconoscimenti da parte di tutta la cittadinanza e tra i positivi giudizi della Provincia e della Regione. Ricordiamo che Macrì, proprio quest’anno, è stato insignito, unitamente ad Antonio De Caprio, sindaco di Orsomarso (CS), del Premio “100 Ambasciatori italiani”, per essersi distinto tra i migliori amministratori d’Italia.
Se ciò non fosse sufficiente, il New York Times ha inserito la Calabria tra le 52 destinazioni da visitare nel mondo.
Altro fattore importantissimo: Tropea dispone di uno schieramento di espressioni culturali di impegno sociale, rappresentate da circa quaranta associazioni che sviluppano e realizzano continuamente progetti toccando molti settori dello scibile.
Qui le realtà industriali sono tali da poter competere con i più blasonati centri turistici e commerciali dei comuni in competizione. Le tante e moderne strutture alberghiere ne sono un esempio tangibile come pure la sempre crescente domanda di villeggianti, non solo per il periodo estivo. Un discorso a parte andrebbe avviato per la bellezza e l’efficienza del Porto Turistico, per la natura che circonda la città, le spiagge e il mare di Tropea che sono le sue massime espressioni: desideri e aspirazioni di migliaia di viaggiatori e vacanzieri, nonché gradimento di chi le ha già godute.
Le peculiarità artistiche sono legate alla storia di Tropea il cui fermento culturale non conosce precedenti nel campo letterario, musicale, teatrale e cinematografico. Le tradizioni di questo luogo hanno sfidato e vinto sul tempo sì da essere considerate volano di sviluppo e conoscenza, unitamente alla conferma di essere patria di tanti importanti personaggi del passato, ancora completamente da rivalutare, che affascinano per le leggende e la vita vissuta.
E non ci soffermiamo sui tanti prodotti tipici locali e dei dintorni, oramai largamente apprezzati e vanto italiano all’estero (per esempio le cipolle rosse e la ‘nduja)! Poesie per il palato unite a quelle declamate dalla cultura dell’ospitalità e del vivere civile.
E non è tutto: ci sarebbe ancora tanto altro di meraviglioso da raccontare, ma innanzitutto da vedere.
Bruno Cimino