Alfonsina Morini, la prima donna al “Giro d’Italia”

Alfonsina Morini fu un esempio di emancipazione femmile attraverso lo sport.  

Alfonsina Morini fu la prima donna a gareggiare in una corsa ciclistica ufficiale. Quando la bicicletta, ai fini agonistici, per una ragazza era qualcosa di proibito. Ma lei non si diede per vinta e, con coraggio e caparbietà, riuscì a diventare una leggenda. Nacque a Castelfranco Emilia il 16 marzo 1891, in una famiglia povera con sette figli; i genitori, per guadagnarsi da vivere, lavoravano tutto il giorno nei campi, come braccianti. Quando la nostra protagonista ha dieci anni, il padre compra una bicicletta usata, un po’ sgangherata, ma quel mezzo in quella famiglia rappresentava una novità straordinaria. Alfonsina si appassiona ad andare in giro con quella bici, improvvisa gare con gli amici. Ai genitori raccontava di recarsi a messa, in realtà alla domenica mattina si lanciava su quelle due ruote per provare le proprie capacità. A 24 anni conosce e sposa Luigi Strada, un meccanico che le reagala una bicicletta nuova e diventa il suo primo “tifoso”. Nel 1917 decide di iscriversi al Giro di Lombardia: gli organizzatori sono perplessi, ma nessun regolamento vieta che nel gruppo ci sia una donna. I concorrenti sono 43, tra questi i maggiori corridori dell’epoca (Girardengo, Thys e Belloni), Alfonsina giunge ultima, ma il traguardo lo “taglia”, al contrario di ben 20 ciclisti che devono ritirarsi in anticipo. Nel 1924 si iscrive al “Giro d’Italia”, tra polemiche e la diffidenza di un mondo ancora troppo maschilista per accettare una donna. Per otto tappe arriva sempre in fondo, seppur con un forte ritardo dai primi, ma affronta le diffcoltà fisiche, meccaniche e ambientali, con grande forza e coraggio. Ad un certo punto viene esclusa dalla graduatoria per un’interpretazione rigida delle regole da parte degli organizzatori. Però le consentono di proseguire il “Giro” come fuori-classificata. E lo termina, tra le congratulazioni di parte dei concorrenti e del pubblico. Alfonsiva è così entrata nella leggenda. Dal punto di vista agonistico, nel 1938 stabilisce il record dell’ora a Longchamkp in Francia, percorrendo in sessanta minuti 35, 28 Km. Per curiosità, volendo fare un raffronto con l’attuale record dell’ora femminile, quello battuto lo scorso maggio dall’olandese Ellen Van Dijk, è di 49,25 Km. Naturalmente vanno calcolate le forti differenze tra il periodo della Morini Strada (peso della bicicletta, aereodinamicità, caratteristiche del tracciato, metodi di allenamento) e quello attuale. 

Non è difficile intuire come l’esempio di Alfonsina vada oltre l’aspetto sportivo, lei abbatte un tabù, contro una società che quel tabù lo difende a spada tratta. La capacità di questa atleta è stata quella di immaginare e mettersi in gioco per cambiare un mondo, portandolo in una dimensione in cui le donne potevano andare in bici, gareggiando con gli uomini. Il fatto che una ragazza corresse con i ragazzi, con le gambe scoperte, indossando i pantaloncini (tra l’altro se li realizzava da sola) era allora qualcosa di inacettabile. 

Alfonsiva Morini, che dopo la morte del marito si sposò con l’ex ciclista Carlo Messori e aprì, a Milano, un negozio di bici, morì nella capitale lombarda il 13 settembre 1959.          

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