Affido familiare, necessarie nuove competenze per gli operatori

Accompagnare un minore nel suo percorso di crescita non è di per sé cosa semplice: vale per il genitore, per l’insegnante o per l’educatore in genere, e per tutti coloro che si occupano di minori in difficoltà, bambini e ragazzi da educare ma soprattutto da proteggere. Nelle strutture che accolgono in affido bambini o ragazzi ci sono in genere educatori e professionisti del sociale che agiscono in base a studi, esperienza e capacità. Ma è sufficiente un’ottima preparazione?

Basta avere molti anni di servizio alle spalle? Sicuramente competenza, preparazione ed esperienza sono la base ma non bastano. Le professioni chiamate a proteggere i minori devono fare i conti non solo con il proprio bagaglio, ma anche con quello degli altri operatori con i quali collaborano. I ragazzi che vanno in affido sono stati allontanati da un mondo per loro poco protettivo, nocivo per la loro età, dunque devono trovare un ambiente sicuro. Pertanto un buon professionista per saper curare il danno deve mettere in campo la propria capacità relazionale, dalla quale discende inevitabilmente la capacità di accogliere, alla base della sua missione. Questo naturalmente implica una formazione permanente per chi opera nel settore, un percorso autobiografico che viaggia in parallelo con quello dei ragazzi seguiti e che porta ad analizzare e a mettere in discussione continuamente il proprio io, con tutti i sentimenti che ne fanno parte: paure, ansie, aspirazioni, ricordi ed emozioni. Insomma, conoscersi per conoscere, proprio come il titolo della scuola estiva promossa dalla comunità di Limosano Il Piccolo Principe, lavorare su se stessi per lavorare meglio nelle delle case famiglia o comunità per minori. Scuola estiva poco frequentata dai molisani che però ha visto l’iscrizione di molti professionisti venuti un po’ da tutti Italia, diretta dalla professoressa Paola Bastianoni dell’Università di Ferrara (UNIFE), dipartimento studi Umanistici alla sezione Scienze umane. Sono molti i progetti che vengono attivati a livello regionale o nazionale: pochi di essi però puntano al percorso introspettivo degli operatori. Si potrebbe incidere, con i prossimi interventi, sulla maggiore qualificazione del personale dedito ai minori attraverso una formazione continua. A questo esorta anche l’Università di Ferrara che nell’ambito delle ricerche che porta avanti nel settore minori sta scaldando i motori per la nuova annualità delle proposte formative.

Stefano Venditti

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