Aeroporto di Fiumicino, sequestrati oltre 12 kg di cocaina occultati in busti ortopedici e in confezioni di prodotti cileni

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, in collaborazione con i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, in meno di 24 ore, hanno proceduto all’arresto di tre “insospettabili” trafficanti che cercavano di introdurre nel territorio italiano oltre 12 chilogrammi di cocaina purissima.

All’apparenza potevano sembrare passeggeri come tanti, magari dal look un po’ stravagante: in realtà, sotto le mentite spoglie di un amante del turismo o di due indaffarati manager, si celavano veri e propri esperti corrieri, al soldo di un’organizzazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Il primo passeggero cileno, individuato dalle Fiamme Gialle era in arrivo da Buenos Aires come insospettabile turista, era ospite in Italia presso alcuni parenti emigrati anni prima, con al seguito alcune confezioni di prodotti cileni, tra barattoli di locale maionese e creme per la cura del corpo. Il soggetto è apparso, in prima battuta, fin troppo determinato a giustificare il trasporto di così tanti vasetti e flaconi, solo per ricambiare l’ospitalità offertagli dai suoi familiari. L’ostentata sicurezza è però crollata dinnanzi alla scoperta dell’effettivo materiale trasportato, abilmente occultato all’interno delle confezioni, involucri in lattice contenenti cocaina purissima composta da sostanza liquida gelatinosa per complessivi sei chilogrammi. Immediatamente dopo l’arresto del turista cileno, le fiamme gialle hanno intercettato l’arrivo di altri due passeggeri, di origine lettone, ma provenienti da San Paolo del Brasile, risultati “frequent flyer” per il Sud America. Il comportamento innaturale assunto da uno dei due nella fase di recupero della propria valigia sui nastri di riconsegna, ha insospettito i finanzieri che decidevano così di eseguire un controllo. Il viaggiatore, dichiaratosi intermediario finanziario, nel corso dell’ispezione enfatizzava la gravità dei suoi problemi posturali per giustificare l’utilizzo di un busto ortopedico. I militari notavano, però, che anche il “compagno di viaggio” indossava analoga protesi, ma non riferiva di alcuna patologia per motivarne l’uso. Decidevano così di procedere a un esame più accurato del busto, scoprendo sia che si trattava di una “panciera”, al cui interno erano trasportati panetti di cocaina, sia che i due sedicenti intermediari vestivano parastinchi e altre “protezioni” delle gambe tutti rigorosamente “realizzati” in cocaina. L’operazione ha consentito di togliere dal mercato al dettaglio oltre 50.000 dosi per un controvalore di circa tre milioni di euro

 Stefano Venditti

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