Abbraccialoperme.it sostiene il disagio di patologie psichiatriche

È un’associazione di secondo livello che mette insieme le realtà del terzo settore (organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale)

Sono tante le associazioni di volontariato che si occupano di salute mentale, specialmente in questo difficile momento storico. La particolarità che contraddistingue “Famiglie in rete” è rappresentata dalla sua composizione: fanno parte soltanto familiari e pazienti e associazioni che li rappresentano. Si tratta di una scelta dettata dalla considerazione che le famiglie hanno il maggior carico nella gestione della malattia mentale ma purtroppo quasi mai vengono ascoltate. È un’associazione di secondo livello che mette insieme le realtà del terzo settore (organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale) impegnate nell’ambito della salute mentale ed in particolare dedicate ai pazienti psichiatrici, costituite esclusivamente da familiari e utenti. Iscritta al RUNTS (dal mese di settembre 2022, accoglie nella propria compagine tredici Associazioni di familiari e pazienti, oltre a soci singoli provenienti da 16 regioni d’Italia che posseggono una esperienza specifica, in ambito salute mentale, nei propri territori di competenza. Antonella Algeri, presidente dell’associazione di familiari di persone con patologie psichiatriche (www.abbraccialoperme.it), sofferma l’attenzione sugli aiuti e sulle difficoltà sociali registrate quotidianamente. 

Perché nasce “Famiglie in rete”?

«“Famiglie in rete” nasce come coordinamento delle varie associazioni di pazienti e familiari esistenti in Italia, la maggior parte delle quali operative solo a livello locale, con l’obiettivo di costituire un organismo forte che rappresenti, a livello istituzionale sia regionale che nazionale, la voce di chi soffre di un disturbo mentale e con l’attenzione, nel contempo, rivolta all’empowerment degli utenti e dei loro caregivers». 

Quale è la situazione sociale in Italia relativa alla salute mentale?

«Nel mondo, l’immagine della Salute Mentale italiana gode ancora del prestigio legato all’esperienza di Trieste e di Franco Basaglia, mentre in realtà siamo ancora ben lontani dalla sua applicazione su tutto il territorio nazionale e la situazione è estremamente disomogenea tra una regione e l’altra, o addirittura all’interno della stessa regione tra DSMD o CSM diversi. In generale, però, il quadro è sconfortante per la maggioranza delle circa 800.000 famiglie (dati SISM 2021) che in tutta Italia si confrontano quotidianamente con Servizi di Salute Mentale ormai largamente inadeguati, senza contare altre migliaia di famiglie che non sono neanche riuscite a transitare per tali Servizi (perché si rivolgono al privato o perché rifiutano di accettare la malattia) e quindi sfuggono ad ogni censimento. I problemi sono molti e con impatti devastanti sulla vita dei pazienti psichiatrici e delle loro famiglie, e spesso vengono troppo semplicisticamente ricondotti alla – pur reale – carenza di risorse economiche e personale».

Quali interventi adotta “Famiglie in rete” per sostenere le famiglie?

«L’associazione in linea con gli obiettivi della propria mission (favorire la comunicazione e lo scambio di esperienze fra le singole associazioni ed i singoli soci, al fine di garantire la socializzazione e la riproducibilità delle buone pratiche, sradicare ogni forma di discriminazione e pregiudizio nei confronti delle persone con sofferenza mentale, stimolare e promuovere la ricerca, monitorare l’effettiva applicazione della legislazione riguardante la salute mentale, ecc.) ha attivato una chat di gruppo con l’obiettivo di dare e ricevere sostegno reciproco e dove ci si può confrontare, h 24, su ogni aspetto che riguarda la salute mentale; ha predisposto un sito che promuove e tutela i diritti delle persone con patologie psichiatriche; svolge iniziative divulgative sulle tematiche relative ai servizi di salute mentali esistenti; collabora con l’Università Alma Mater di Bologna in una ricerca/studio sulla violenza endo-familiare ed il burnout dei familiari; si fa parte attiva nei confronti delle istituzioni (assessorato sanità, assessorato alla famiglia, Servizi Sanitari)ۛ».

Francesco Fravolini

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