Entro giugno 2023, gli Stati Membri sono chiamati ad inviare alla Commissione europea l’aggiornamento del proprio Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) con orizzonte 2020-2030
Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) è stato presentato recentemente a Roma. Nel rapporto si evidenzia «come nella versione vigente del Piano – si legge nel Documento – sia dedicato poco spazio, nel complesso, alla componente di decarbonizzazione (che comprende lo sviluppo delle rinnovabili). Decarbonizzazione che, invece, dovrebbe fare da cornice di riferimento per lo sviluppo del Piano stesso, partendo, in primis, dall’energia, impostando in parallelo le basi per la trasformazione di tutti gli altri settori economici: trasporti, civile, fino ai settori più complessi quali l’industria e l’agricoltura». Ricordiamo che entro giugno 2023, gli Stati Membri sono chiamati ad inviare alla Commissione europea l’aggiornamento del proprio Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) con orizzonte 2020-2030. Il PNIEC è lo strumento con cui gli Stati Membri identificano politiche e misure per il raggiungimento degli obiettivi energia e clima al 2030, ossia gli impegni di riduzione delle emissioni presi con l’Accordo di Parigi.
Obiettivo del Piano
Il PNIEC dovrà assicurare il giusto spazio alle dimensioni trasversali della transizione, per garantire la sostenibilità sociale ed economica. Tutto ciò per agevolare una decarbonizzazione che sia accessibile, con soluzioni alla portata di tutte le persone e giusta, offrendo opportunità di sviluppo anche per le generazioni future, in linea con i più recenti aggiornamenti della nostra Carta costituzionale. La strategia di decarbonizzazione definita nel PNIEC non potrà prescindere dalla quantificazione degli investimenti per la transizione in tutta la catena del valore, di un’economia in via di trasformazione verso l’abbandono delle fonti fossili. Ed è proprio per questo motivo che diventa necessario il ruolo della finanza pubblica, ridefinendo i compiti di SACE, CDP e Invitalia, definendole ‘banche per il clima’. E questa chiarezza degli enti protagonisti è fondamentale per comprendere in che modo attivare la leva della finanza privata.
Francesco Fravolini