Fra i musei più visitati d’Italia è il più antico al mondo per argomento tematico e secondo solo a quello del Cairo. Una istituzione dinamica, capace di coniugare storia, scienza, ricerca e intrattenimento.
di Alberto Piastrellini
Nel già nutrito e articolato panorama museale italiano, brilla una gemma unica per taglio e caratura eccezionali, la cui rarità la pone ai massimi livelli fra le istituzioni consorelle a livello mondiale: è il Museo Egizio di Torino, che per l’eccezionalità dei reperti e delle collezioni è considerato il più importante al mondo dopo quello del Cairo e che, nel 2019 è risultato essere ilsesto museo italiano per numero di visitatori.
12.000 m2 di esposizione, su 4 livelli, la mano del tre volte Premio Oscar, Dante Ferretti, per il riallestimento scenografico della statuaria in occasione dei Giochi Olimpici Invernali del 2006, 24 mummie umane visibili, 17 mummie animali, più di 37.000 “pezzi” che coprono un ampio arco di tempo della cultura nilotico, dal paleolitico all’epoca copta (fra cui la tomba completa di Kha e Merit; il tempio rupestre di Ellesija e il “Papiro di Torino”), fanno di questa istituzione un luogo imprescindibile non solo per studiosi e appassionati di egittologia ma anche una formidabile attrazione per i fruitori della cultura in generale i semplici turisti (anche i più piccoli), senza contare tutti coloro che, a vario titolo, sono attratti dal Mistero.
Già, il Mistero, quella potente calamita verso l’altrove sconosciuto e potenzialmente fonte di meraviglie sovrumane che, da sempre, attrae gli uomini di ogni epoca e che l’Egitto e la sua cultura millenaria, volente o nolente, ha saputo instillare suscitando mode, imitazioni artistiche, esotismi ed esoterismi; dall’antica Roma al pieno ‘800, passando per W. Shakeaspeare (“Antonio e Cleopatra”) al revival esoterico-egizio che fiorisce nel ‘700 (e che coinvolge, ad esempio, anche lo stesso W. A. Mozart con le due opere Thamos, König in Ägypten del 1773 e il più noto “Il flauto Magico” del 1791), sino all’ultimo, trionfale, omaggio all’immagine popolare di un Egitto fantastico con Aida di Giuseppe Verdi, rappresentata per la prima volta nel 1871 quando già il Museo Egizio di Torino è aperto al pubblico sin dal 1832!
La storia del Museo inizia più di due secoli prima, quando, sul finire degli anni ’20 del 1600, Carlo Emanuele I di Savoia, acquista la cosiddetta “Mensa Isiaca” dai Gonzaga. La tavoletta bronzea il cui enigmatico significato solletica la fantasia degli studiosi dell’epoca compreso il gesuita Athanasius Kircher che ne tenta una traduzione (senza alcun valore, perché le figure sono solo decorative, ma lo si scoprirà due secoli dopo), diventa il nucleo attorno al quale si comincia a strutturare una raccolta sempre più estesa grazie ai primi reperti recuperati nelle spedizioni effettuate tra il 1759 e il 1762 da Vitaliano Donati.