Era nato il 15 giugno 1920 a Roma il grande Alberto Sordi, nel Rione Trastevere, quarto figlio di Pietro Sordi, professore di musica e strumentista, e di Maria Righetti, insegnante di scuola elementare. Proprio per commemorare il centenario della sua nascita la C.O.R. (Creare, Organizzare, Realizzare) ha comunicato che l’inaugurazione della Mostra Alberto Sordi 1920-2020, all’interno della villa romana per la prima volta aperta al pubblico, rinviata a causa del Covid-19, avverrà il 16 settembre prossimo e sarà visitabile sino al 31 gennaio 2021.
L’esposizione, senza precedenti, si snoda tra i vari ambienti della casa e del giardino dell’attore, una splendida villa progettata negli anni ’30 dall’architetto Clemente Busiri Vici, in piazzale Numa Pompilio nascosta nel verde di Caracalla dove si potranno ammirare documenti inediti, oggetti, abiti, fotografie, video, curiosità sia della lunga carriera che della meno conosciuta vita privata dell’Albertone nazionale.
La mostra si prefigura, dunque, come una esperienza immersiva e totalizzante, un viaggio spettacolare alla scoperta dell’artista e dell’uomo, un ritratto completo in tutti i suoi risvolti e le possibili sfaccettature, un racconto che lascia emergere il contributo unico e insostituibile lasciato in eredità.
Nella tensostruttura esterna alla villa, in uno spazio aperto gratuitamente al pubblico, verrà proiettato un filmato dedicato a Sordi curato da Istituto Luce Cinecittà, inoltre il Teatro dei Dioscuri ospiterà una seconda sezione con un importante focus su Storia di un italiano, il programma tv degli anni Settanta, a cui il grande attore romano era particolarmente affezionato.
Sordi, espulso nel 1936 dall’Accademia dei Filodrammatici per via del suo accento marcatamente romano, aveva iniziato a lavorare come comparsa a Cinecittà e, dopo aver vinto un concorso per doppiatori indetto dalla Metro Goldwin Mayer, era diventato la voce italiana di molti attori tra cui Oliver Hardy, meglio noto come Ollio. Nel 1948 raggiunse la popolarità alla radio grazie al programma Vi parla Alberto Sordi, ma il successo arrivò dirompente a partire dal 1952 quando Federico Fellini lo scelse come attore principale nella pellicola Lo sceicco bianco. Da quel momento cominciò la continua scalata sino alla sua morte avvenuta a Roma il 24 febbraio 2003.
Nei suoi circa duecento film ha portato in scena storie e personaggi veraci degli anni a cavallo della Seconda guerra mondiale fino al boom economico giungendo ad affacciarsi al terzo millennio e restituendoci l’immagine di quei tanti decenni con i pro e contro raccontati con sottile ironia, con profonda leggerezza ma anche ferocia, evidenziando speranze e delusioni, altezze e miserie umane, con uno sguardo sempre arguto e geniale, diretto da grandi maestri dell’epoca, da Luigi Zampa, a Mario Monicelli, Antonio Pietrangeli, Dino Risi, Ettore Scola.
A cento anni dalla nascita di lui resta un ricordo vivo forse anche per il suo accattivante sorriso e la sua risata contagiosa che attraverso lo schermo giunge ancora alle nostre orecchie fino al cuore. Ma, per concludere, è doveroso evidenziare un tratto quasi sconosciuto della sua personalità e della sua anima, ossia il amore per i cani. Ne ha avuti diciotto, tutti seppelliti nel meraviglioso giardino della villa romana e sopra ciascuna sepoltura una pianta di rose.
Bruna Fiorentino