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Al via il progetto “ParlAscolta” che crea uno “spazio sacro” tra persone

Una panchina “ParlAscolta” in dono al borgo umbro di Monte Castello

Il borgo umbro di Monte Castello di Vibio in provincia di Perugia quale luogo di elezione da cui è partito il progetto “ParlAscolta”. Ed è infatti proprio tra le quinte del teatro più piccolo del mondo di Monte Castello che sabato 15 giugno 2024 è stato tenuto a battesimo il progetto dal nome quanto mai evocativo. Lo spettacolo che è stato offerto a chi ha avuto l’onore di entrare in sala ha toccato un po’ tutte le corde di cui è composto l’umano sentire. All’apertura del sipario è apparsa subito in scena l’installazione che costituisce la base materica del progetto a firma “Studio Algoritmo”. Un binomio fatto di una seduta di cemento con due sponde di ferro laterali di diversa altezza con su scritte le parole PARLA da un lato e ASCOLTA dall’altro. 

A questo ha fatto seguito l’esibizione musicale di Carlo Corrieri che ha eseguito tre brani alla chitarra. Tra i testi selezionati quelli di un artista paraguayano noto come lo “Chopin della chitarra”. Si potrebbe quindi dire che è stato Corrieri ad inaugurare la panchina ParlAscolta anche se in questo caso l’unica a “parlare” è stata la sua chitarra, mentre il teatro intero ha fatto da cassa di risonanza. Ma come nasce l’idea di una panchina del genere e soprattutto perché? Ad introdurre i presenti al cuore del progetto è stato il suo ideatore: il musicista Giuseppe Casalini. E’ stato lui stesso a rivelare di essere stato ispirato da una vicenda personale vissuta tempo addietro. “Galeotta” fu una pausa dal mondo per suonare in natura. Fu infatti proprio la musica diffusa nell’etere a richiamare l’attenzione di un uomo che passeggiava nei paraggi. Lo stesso uomo che, all’esito dell’esibizione musicale estemporanea, si è sentito di ringraziare per il dono ricevuto. A questo punto è avvenuto il “cambio di casacca”. 

Casalini, nel frattempo salito sul palco, ha infatti rivelato di essere passato, in una sorta di naturale evoluzione, dal ruolo di musicista a quello di ascoltatore. Infatti è sempre lui a dire di essere rimasto lì ad ascoltare il monologo di quello sconosciuto per un tempo sufficientemente lungo senza proferire parola alcuna. Da qui l’illuminazione! Gli uomini hanno bisogno di ritrovarsi all’interno di uno spazio relazionale in cui possa sprigionarsi quello che il fisico Pauli chiamava l’entanglement quantistico. Solo che in questo caso la connessione è quella che si crea tra due particelle umane. Uno spazio vibrazionale comune che diventa sacro e dove la materia si spiritualizza. E così l’installazione diventa “proposta concreta contro il rumore di fondo delle incomprensioni e dei contrasti che nutrono una civiltà antagonista e competitiva, amplificati dalla tecnologia digitale”. 

Questo il “manifesto” che si legge, tra l’altro, nella pagina web dedicata. Una panchina dunque quale rappresentazione materiale di uno spazio sacro tra persone dove i comuni meccanismi e schemi di giudizio sono sospesi. I veri co-creatori dell’esperienza del “ParlAscolta” sono infatti necessariamente due persone fisiche che accettano vicendevolmente di rispettare i termini di un accordo. E così mentre nello Spazio PARLA siede la persona che si racconta, nello Spazio ASCOLTA siede chi s’impegna a mantenere il silenzio, senza mai interrompere l’interlocutore. Una sfida che Casalini invita a vivere perché si può, sin da ora, scommettere che al termine dell’esperienza ci si alzerà mutati.

Per chi volesse vivere questo spazio sacro, è bene sapere che anche il borgo di Montecastello beneficerà, nel prossimo futuro, di una installazione “ParlAscolta”. E se è vero che tutti sono in grado di sentire mentre pochi sono in grado di ascoltare, chiudiamo con una citazione dal Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry secondo cui “non si vede bene che con il cuore”. E forse si potrebbe anche aggiungere che “non si ascolta bene che con il cuore”. E visto che nulla viene mai a caso è bene sapere che, sincronia vuole, che il borgo di Montecastello di Vibio, visto dall’alto, riproduce proprio la forma di un cuore.    

Di Maria Teresa Biscarini

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