Il Libro dei Mostri è un’opera di Juan Rodolfo Wilcock uscita nel 1978 che, fortunatamente, Adelphi ha ripubblicato in Italiano proprio a marzo 2019. Un libro diventato subito un “classico”, ma rimasto comunque inclassificabile. Di cosa si tratta?
Raccolta di racconti grotteschi. Romanzo surreale composto da capitoli indipendenti. Una raccolta dell’assurdo. Un’enciclopedia antropologica di esseri fantastici. Tutte queste descrizioni potrebbero fare al caso nostro e, anzi, lo fanno, in quanto il Libro dei Mostri è questo, ma anche molto altro.
Non a caso un’altra interpretazione è che attraverso la narrazione dell’assurdo, in realtà, Juan Rodolfo Wilcock con Il Libro dei Mostri critica aspramente gli intellettuali e il mondo culturale fintamente impegnato, specialmente quello italiano. D’altronde, essendo uno scrittore argentino naturalizzato italiano, Wilcock era esperto di finti intellettuali.
E questa è forse la sua bravura suprema, utilizzare il fantastico per criticare un mondo culturale falso e morte. Nei profili dei mostri descritti nella sua opera si possono facilmente incontrare i più disparati tipi di intellettuali da salotto, trasfigurati nella loro controparte fantastica e che mette a nudo le loro debolezze e falsità. Adatti anche al giorno d’oggi.
Il Libro dei Mostri, d’altronde, ci offre una galleria di esseri strazianti e straziati in cui riconoscere anche il mondo moderno: il giovane cantastorie stupido e incapace di fare nulla; un cardinale chiuso in un blocco di plastica trasparente e venerato come un santo; un professore di storia delle religioni che si comporta come un animale, letteralmente, e a letto è lussurioso oltremisura etc. etc.
Uno sguardo al lavoro di Wilcock è come dare uno sguardo all’interno dell’anima del nostro Paese, ed è forse per questo che non ha mai avuto così tanto successo. Chi ha il coraggio di guardare a lungo un’anima simile?
Domenico Attianese